ELMS | Come i piloti affrontano il caldo estremo – Esclusiva

Come gestiscono i piloti l’afa e il caldo estremo dentro e fuori la macchina? Ce lo racconta il preparatore di Athletica Cetilar Giacomo Franchi nella prima parte dell’intervista dalla 4 ore di Imola ELMS

Durante la settimana della 4 ore di Imola dell’ELMS abbiamo avuto modo di intervistare Giacomo Franchi, preparatore atletico di Athletica Cetilar, e presente per seguire due piloti di Duqueine Engineering, Francesco Simonazzi e Roy Nissany.

In una settimana come quella di Imola di afa estrema, con picchi oltre i 37°C, purtroppo sempre più comuni d’estate, l’attenzione di tutti, ma soprattutto dei piloti e dei loro preparatori è affrontare e gestire per quanto possibile il caldo, l’argomento principale di questa prima parte.

Il motosport è uno sport molto particolare. Si fa attività da seduti, si corre bardati, come sugli sci e però siamo in abitacoli caldi e stretti, pieni di cose che surriscaldano ancora di più l’ambiente. La temperatura di oggi [venerdì] è di 36,5°C, umidità 36%, come ci si prepara ad affrontare un fine settimana come questo?

Si parte con un’idratazione particolare al mattino, fatta con prodotti appositi mirati a prevenire la riduzione tramite sudorazione degli elettroliti, quindi a base di magnesio, potassio, multivitaminici al mattino a colazione. Poi alcuni sali minerali vengono ridiffusi nell’acqua o semplicemente nella borraccia che usano durante la guida, questo è soggettivo da pilota a pilota.

Alla fine della sessione di guida andiamo a intervenire con un asciugamano bagnato tenuto in frigorifero, da porre sulle spalle piuttosto che sulla base del collo o addirittura talvolta anche sulla testa, a seconda delle sensazioni del pilota stesso.

Infine, quando il pilota non andrà più in auto, con un bagno ghiacciato. Ci siamo organizzati con una mini-piscina dove insieme a un po’ di acqua mettiamo da 6 a 10 kg di ghiaccio in modo tale da tenere una temperatura abbastanza bassa e lavorare, passatemi il termine, sullo shock termico, quindi abbattere nel breve termine la sensazione e la percezione del calore.
Dopodiché andiamo a rifare tutto l’iter di integrazione con sali minerali e tutto quello che serve.

Si fa molta terapia del freddo in questo tipo di gare?

La terapia del freddo può diventare essenziale, al punto che, [prima di montare la piscina] abbiamo mandato una mail prima di montare la piscina all’organizzazione [per essere sicuri, ndr]. Ci hanno dato il via libera loro stessi dicendo che “abbiamo a cuore la salute dei piloti quindi tutte queste cose atte a combattere questi colpi di caldo sicuramente sono ben accette”.

Oltre all’asciugamano usciti dall’auto utilizziamo dei cooling vest, dei giubbottini all’interno dei quali si mette acqua e vengono tenuti solitamente in frigo o in freezer. Preferisco in freezer in modo tale che siamo sicuri che si raffreddano. [Il pilota] lo tiene addosso per 10 minuti, un quarto d’ora uscito di macchina, è il tempo in cui c’è subito la prima parte di debrief con gli ingegneri, consultazione dati, magari mentre il compagno di squadra sta ancora girando. Alla fine di questo, bagno ghiacciato e poi dopo si parte con l’iter eventuale di anamnesi, massaggio e trattamento.

Quanta acqua si consuma in una giornata?

In questi giorni ho visto i piloti che seguo stanno bevendo veramente come cammelli, diciamo minimo 6-7-8 bottigliette da mezzo litro al giorno, una media di 4 litri.

Nell’alimentazione invece cosa si cambia rispetto al solito?

Cerchiamo di prediligere un’alimentazione basata su frutta e verdura, riducendo gli zuccheri essenziali ancora più del solito, e andando a dividere e proteine dai carboidrati, dopo l’attività fisica anziché prima. Si arriverebbe altrimenti a un appesantimento a livello digestivo, per digerire e assimilare le proteine servono più tempo ed enzimi differenti, quindi è molto importante cercare per questi giorni, nel momento in cui c’è una vicinanza con l’ingresso in macchina, cercare di scindere questi due macronutrienti.


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Parlando di fisiologia, una differenza notevole da altri sport è la gestione della sudorazione e dell’idratazione

La guida è una vera e propria prestazione atletica dove il cuore va su di frequenza cardiaca. In gare come questa di Imola ancora di più, perché il corpo cerca di abbattere con la sudorazione quella che è la percezione del calore. Se misurassimo la febbre a un pilota mentre è in macchina troveremmo delle temperature molto, molto alte, anche oltre 40 gradi.

[L’evaporazione] tendenzialmente è bloccata e la tuta assorbe sudore, tant’è che c’è una fascia di peso dove devono rientrare. Non c’è il peso minimo come avviene in Formula 1, quando escono dalla macchina i piloti [non] si devono pesare, però se perdono troppi liquidi vanno incontro a disidratazione, quindi è importante quando tornano al box che ci sia sempre il meccanico che porta una borraccia.

Come si gestisce il rischio di shock termico?

Va gestito a tempo, x tempo in macchina e x tempo nella zona “fredda” e per gradi. Si parte con l’asciugamano bagnato su una superficie relativamente piccola: la base del cranio, la zona del cervelletto dove ci sono molti afflussi sanguigni.

Sono punti vascolari dove andiamo a fare una sorta di vasocostrizione, nel momento in cui andiamo a fare una vasocostrizione si riduce l’afflusso sanguigno dove prima c’è stata una vasodilatazione, quindi c’è stata tanta perfusione capillare e questo porta a un grande dispendio non solo energetico. Per mantenere questo bilanciamento osmotico di acqua che esce il corpo deve spendere parecchio a livello energetico, non solo di sostanze nutritive ma proprio da un punto di vista vascolare.

Poi si passa al cooling vest e si va a fare il bagno ghiacciato, ovviamente alla fine delle sessioni quando il pilota non deve più rientrare in auto.

Negli anni passati abbiamo provato anche una sorta di collarino che veniva attaccato a una batteria apposita con un liquido tipo similidrogeno che andava anche qui a raffreddare l’accesso principale alle zone carotidee, ma abbiamo visto che era molto ingombrante quindi siamo ritornati alla fase tradizionale con asciugamano e poi il cooling vest.


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È molto importante anche l’aspetto mentale…

In queste gare così calde la fase di riscaldamento, di warm-up prende un’importanza diversa, non secondaria […], ma ci concentriamo più su alcuni aspetti come l’attivazione mentale.

Quindi [lavoriamo] o con semplici palline da tennis con esercizi ormai canonici [prendere al volo le palle fatte cadere dal preparatore, ndr] che vediamo fare spesso anche a piloti di Formula 1, oppure, con delle lucine che si accendono e si spengono, con le quali possiamo andare a lavorare sulla capacità di prendere una decisione nel minore tempo possibile. Impostiamo un tipo di programma su queste luci, e [andiamo a lavorare] sul tempo di reazione piuttosto che i riflessi in sé per sé.

L’intervista prosegue nella seconda parte…

Ringraziamo Giacomo Franchi e la squadra per il tempo e l’accesso gentilmente offerto.


Di Francesco Ghiloni e Alessandro P.


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Crediti immagine di copertina: F1ingenerale.com

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