La doppietta della Porsche Penske a Sebring, nella seconda gara stagionale dell’IMSA, ha ribadito la competitività della 963 GTP, un prototipo sullo scenario americano è sempre più al vertice
La 12 Ore di Sebring 2025 ha confermato le virtù e la competitività della Porsche 963 GTP sullo scenario IMSA. Oltre alla doppietta, a riprova anche del valore e del lavoro del Team Penske, è stato proprio il dato tecnico che ha messo in luce le prestazioni del proprio della casa di Stoccarda. In effetti, la chiave vincente è stata proprio quella del ‘compromesso’ negli assetti, tra le temperature mattutine e le fasi serali della sera.
Da una parte, infatti, gli sfidanti del costruttore tedesco si sono stati costantemente veloci durante il caldo della giornata. Le 963, però, si sono fatte valere quando la gara si è fatta completamente buia e il traguardo si è avvicinato.
Così, sul traguardo prima si è presentata la 963 numero 7, quella dell’equipaggio di Felipe Nasr, Nick Tandy, Laurens Vanthoor. Alle sue spalle, la numero 6 di di Mathieu Jaminet, Matt Campbell e Kevin Estre. Tra l’altro, per la Porsche quella del 2025 è stato il primo successo a Sebring dal 2008, dai tempi della RS Spyder Evo M 351 LMP2, col motore MR6 3.4 L V8.
Il valore della gara
Per Tandy, la vittoria di Sebring è stata speciale, dato che ha conciso con la Triple Crown Endurance. Il britannico ha aggiunto il primato nella 12 Ore a quelli nella 24 Ore di Daytona e di Le Mans, dopo che a Daytona – nel primo evento stagionale dell’IMSA – era stato il primo a completare il pacchetto delle 24 Ore. Oltre alla corsa della Florida, c’erano state Nurburgring, Spa-Francorchamps e la stessa Le Mans.
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Tandy aveva conquistato la vittoria a Le Mans nel 2015, alla guida della Porsche 919 Hybrid, seguita dai trionfi al Nürburgring e a Spa-Francorchamps, rispettivamente nel 2018 e nel 2020, con la Porsche 911 GT3 R.
Di questo, il nativo di Bredford ha parlato al portale ‘ufficiale’ della Porsche. Queste le sue parole: “Essere il primo essere umano al Mondo a realizzare una cosa del genere è stato assolutamente incredibile, quasi incomprensibile. Ero sopraffatto dalle emozioni e ho avuto bisogno di tempo per elaborare il tutto”.
E ha sottolineato: “Da un lato c’è stata la pura gioia di vincere la gara. Per due mesi, l’intera squadra si è concentrata esclusivamente sulla preparazione di Daytona. Quando vedi la tua auto tagliare il traguardo per prima, è pura euforia. Per questo abbiamo lavorato tutti duramente. D’altra parte, ho anche provato un enorme senso di sollievo”.
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Poi, ha aggiunto: “Quando il Porsche Penske Motorsport ha istituito il nuovo programma 963, ho subito alzato la mano dicendo che avrei voluto correre in Nord America. La mia motivazione principale era quella di inseguire una vittoria assoluta alla Rolex 24 At Daytona”.

Per questo: “Nei due anni precedenti non avevamo ottenuto i risultati che volevamo. Ho iniziato a chiedermi quanti altri tentativi mi sarebbero serviti, o se sarebbe mai successo. Ora abbiamo la risposta e la sensazione è fantastica”.
Una questione di rivalità
Il desiderio di completare il ‘Grande Slam‘ nelle gare di durata è stato per Tandy un grande obiettivo, almeno dal 2020. Tanto che ha spiegato: “Quando ho vinto Spa in quell’anno, qualcuno mi ha detto che ero a portata di mano per il ‘Grande Slam’. Io fino a quel momento non ci avevo mai pensato, ma da quel momento in poi l’ho sempre avuto in mente”.
Piccola nota a margine, il britannico se l’è dovuta vedere con Earl Bamber, con cui Tandy aveva condiviso l’abitacolo a Le Mans nel 2015. Dopo il primato del neozelandese al Nürburgring nel 2023, infatti, a tutti e due mancava solo Daytona.

Così Tandy sul tema: “Quando Earl Bamber vinse sul Nürburgring Nordschleife, nel 2023, eravamo rimasti solo con Daytona per completare la serie. Era un argomento ricorrente tra noi. Poiché siamo entrambi ferocemente competitivi, la cosa si è così trasformata in una rivalità amichevole”.
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Copertina: Official Porsche Motorsport Website Credits