L’annullamento dell’E-Prix di Hyderabad ha già connotato negativamente la Stagione 10 della Formula E, dimostrando quanto sia importante l’India per la categoria
La cancellazione dell’E-Prix di Hyderabad non ha soltanto stravolto il calendario, ma ha dimostrato quanto l’India sia centrale per la Formula E, come del resto tutta l’Asia. Archiviate le prime tre gare del Campionato, la serie sta affrontando una lunga pausa forzata. Solamente tra dieci giorni, finalmente, le monoposto torneranno in pista, a San Paolo.
Nonostante le voci sulle difficoltà organizzative dell’evento si rincoressero da tempo, la possibilità di un compromesso – tra le Autorità locali e i vertici della Formula E – sembrava scongiurare gli scenari peggiori.
Invece, a circa un mese dall’E-Prix indiano – previsto per il 10 Febbraio – è stato annunciato il suo annullamento, con grande frustrazione degli organizzatori del Campionato. Per altro, affatto secondari, saranno gli effetti sul confronto in pista. Una gara in meno, infatti, significa meno punti iridati da assegnare.
India e Formula E, un rapporto oltre la pista
Al netto degli aspetti sportivi e ‘simbolici’, l’India – per la serie elettrica – ha assunto una portata ben superiore. “Mi è dispiaciuto molto quando la gara in India è saltata“, ha ammesso Jeff Dodds, Amministratore delegato della Formula E, parlando con Autosport. Poi, ha spiegato: “È un mercato molto importante per noi e credo che quando si inizia a correre in una regione o in un luogo ci voglia tempo per trovare una cadenza e capire cosa funziona e cosa non funziona. E’ davvero deludente correre in un luogo per la prima volta, in una sorta di ‘anno di prova’, senza avere la possibilità di apportare miglioramenti nella seconda edizione“.
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Secondo le Nazioni Unite, l’India è il Paese più popoloso del mondo. Un mercato importante a livello globale per i veicoli elettrici, che la Formula E vorrebbe pienamente valorizzare. Luoghi del genere, per una serie che ha appena compiuto dieci anni, potrebbero addirittura rivelarsi nevralgici nel medio-lungo termine.
I legami tra lo Stato asiatico e la categoria restano lo stesso molto forti. Il costruttore indiano Mahindra vi partecipa sin dal 2014. Tata Consultancy Services – il principale sponsor della Jaguar – ha la sua sede proprio in India. Per di più, da quest’anno la griglia ospita il debuttante Jehan Daruvala (con Maserati MSG Racing), nativo di Mumbai.
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Si capisce, dunque, quale peso abbia assunto la questione commerciale. Sul tema, l’Amministratore delegato ha chiosato: “Spero che la vicenda non abbia danneggiato il ‘nostro’ marchio. Ritengo, in ogni caso, che la maggior parte delle persone che ne abbiano dibattittuto capiscano la complessità della gara. Che, in secondo luogo, comprendano il motivo per cui è stata cancellata e sappiano che non c’era molto che potessimo fare al riguardo“.
L’auspicio, comunque – almeno tra gli addetti ai lavori – è che si possa presto tornare in India. L’elevata caratura della posta in gioco, in effetti, potrebbe essere il migliore incentivo per tramutare i problemi logistici (su tutti, quelli della prima edizione dell’E-Prix di Hyderabad) ed economici in ulteriore valore aggiunto.
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Copertina: Autosport/DPPI Credits