In IndyCar, l’ingresso dell’ibrido ha stravolto la preparazione delle vetture, la cui messa a punto ha continuato a rappresentare un’incognita
Pur presente in IndyCar da molti mesi (nello specifico dalla gara di Mid-Ohio nel 2024), l’ibrido ha continuato a rappresentare un’incognita per la messa a punto delle monoposto, oltreché per il modo di guidarle. E non soltanto perché i ‘nuovi’ I V6 2.2 litri biturbo hanno avuto un quantitativo extra di cavalli, ma proprio per una questione di distribuzione dei pesi e dunque di assetti.
Con più peso sul posteriore, infatti, l’impostazione delle curve è divenuta molto diversa rispetto alle annate precedenti. Al contempo, gli stessi ingegneri e i meccanici hanno visto stravolgere molto delle loro certezze. Tanto che, come ha sottolineato The Race, ancora oggi le squadre “stanno più arrancando che ottimizzando la messa a punto della vettura“.
I dubbi e le critiche non sono affatto mancati. Che si trattasse del lato, tecnologico o finanziario i detrattori della svolta dell’IndyCar hanno comunque mantenuto una certa risonanza.
Una questione di chili
Se, come detto, all’inizio l’accento si era posto soprattutto sul cambiamento della competizione in sé, adesso a questo tema si è affiancato quello della prestazione e proprio in relazione al peso.
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Con la parte ibrida, sul retrotreno delle vetture si sono aggiunte 120 libbre (oltre 54 chilogrammi) alla vettura. Tra le conseguenze è come se fosse diminuita anche una certa risposta nella guida. Addirittura a Saint Petersburg, nel primo evento stagionale del 2025, ci sono stati diversi testacoda in curva 3. Probabilmente, anche per il fattore sopraindicato.
Le varie compagini stanno ovviamente lavorando sulle masse. Sulla base dei dati raccolti lo scorso anno, si deve però considerare anche le mescole che nel 2025 sono cambiate, con le alternate (le soft) più morbide rispetto al passato. Da qui la prospettiva di una finestra totalmente differente che si rimodula con il cambiamento della superficie della pista e con il variare delle temperature.

Al netto della possibilità di svolgere delle prove private, i margini di modifiche restano pochi. Così, a fronte di grandi interventi, il rischio è che le difficoltà per i piloti possano aumentare e non diminuire. Si privilegiano perciò i compromessi, accettando delle soluzioni che siano efficaci, pur spesso non ottimali. Il Thermal Club, in questo senso, sarà un ottimo banco per valutare quale andamento sta assumendo l’IndyCar in termini ‘tecnici’.
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Copertina: Travis Hinkle/Official NTT IndyCar Series Website Credits