Nonostante l’apparenza e l’altisonante denominazione di Thermal Club $1 Million Challenge, di fatto, i premi della gara ‘spettacolo’ californiana saranno ben inferiori, non senza qualche imbarazzo per l’IndyCar
Il vincitore della Thermal Club $1 Million Challenge 2024, attesissimo evento ‘spettacolo’ dell’IndyCar Series, vincerà molto meno di un milione. Addirittura, a conti fatti, la cifra finale incassata potrebbe non superare i 100.000 $. Sembra incredibile, eppure anche le storie più scintillanti nascondono degli aspetti opachi.
In questo senso, il grande fraintendimento è in realta sorto dalla denominazione ufficiale della gara. Quando, infatti, l’IndyCar Series aveva presentato la sfida, sembrava che il vincitore e la sua squadra, rispettivamente, dovessero portare a casa 500.000 $ ciascuno. Nulla di tutto questo succederà. Anzi.
Tra gli accordi contrattuali da rispettare – incluse le commissioni – e le imposte da pagare, sia a livello statale che federale, le somme nette saranno in verità molto più esigue.
Non soltanto un errore di comunicazione
Non sono pochi – soprattutto tra gli addetti lavori – ad aver puntato il dito contro l’IndyCar. Da più parti, in effetti, si sono alzate parecchie polemiche, con toni che hanno sottolineato l’errore di comunicazione. I più critici hanno parlato persino di ‘inganno’.
Quello che primariamente potrebbe apparire alla stregua di un’imbarazzante leggerezza, va analizzato alla luce dell‘articolata architettura sportiva che regola il mondo delle gare. Una struttura che – in questo caso – si fonda sulla legislazione fiscale degli Stati Uniti, nonché su quella dei singoli Stati federati.
Con la presentazione ufficiale del format, l’IndyCar ha annunciato che il denaro sarebbe direttamente andato soltanto alle squadre. Questa complessità, a ben guardare, è tutt’altro che un’eccezione. Basti soltanto pensare che una procedura analoga vale anche per altre competizioni. Su tutte, l’Indianapolis 500.
Le tasse, i contratti e le commissioni
Più in generale, secondo quanto riportato da Nathan Brown su IndyStar, l’importo che i piloti incasserebbero si aggira, tra il 30% e il 50% dei guadagni ottenuti da una squadra in pista. La fonte di riferimento, come di norma in ogni rapporto lavorativo, è quella contrattuale. Lo stesso, ovviamente, vale per ogni pilota, nei confronti della ‘sua’ scuderia.
Conseguentemente, a meno che il pilota non abbia pattuito la vincita del 100% dei premi, questi ultimi finiranno in primo luogo nelle casse della squadra. In secondo luogo, si procederà alla ripartizione, in ossequio ai bonus definiti nel contratto. Bonus che, in alcuni casi, potrebbero financo essere rapportati ai giri percorsi o da correre.
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Tornando all’evento del Thermal Club, bisogna considerare che si corre in California. Dunque, gli atleti dovranno versare una parte del premio, in quanto imposta sul reddito. Secondo la legislazione fiscale dello Stato californiano, l’aliquota corrispettiva sarebbe quella del 9,3%. A questa, si aggiunga il prelievo Federale (37%). Ci sono poi gli agenti, che IndyStar ha quantificato costino tra il 7% e il 18%.
Insomma, è indubbio come l’IndyCar, legittimando una tale marcia indietro, possa aver causato un certo imbarazzo. D’altro canto, ogni Paese ha le sue leggi, le sue imposizioni finanziarie e la sua fiscalità. Sono tutti ambiti impossibili da conoscere, a meno che non si operi in quei campi specifici.
Tuttavia, una maggiore precisione e una migliore trasparenza avrebbero potuto evitare, all’origine, fraintendimenti e polemiche. La passione non può che viaggiare di pari passo con la conoscenza. Ne avrebbero tratto giovamento l’IndyCar e soprattutto i suoi appassionati tifosi.
L’azione in pista, comunque, resterà il miglior antidoto alla vicenda e ai disguidi connessi a questa. Con buona pace degli annunci roboanti e dei pubblicitari.
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Copertina: IndyStar/Andy Abeyta/The Desert Sun Credits Credits