Estrema, particolare, ma soprattutto tecnologica, queste erano le parole chiave per interpretare al meglio il canto del cigno della Ferrari ad inizio secolo.
La voglia di superare i limiti nell’essere umano è sempre stata intrinseca e lo ha accompagnato e lo accompagnerà lungo tutta la sua storia. Non fanno eccezione ovviamente le opere ingegneristiche in ambito automotive. In questo articolo parleremo proprio di una pietra miliare di questo ambito, ovvero la Ferrari Enzo.
Il contesto
Nata nel 2002 con lo scopo di essere la vettura stradale più prestazionale di sempre del cavallino rampante. La Enzo appare già dinamica da ferma e incarna quel filone di vetture direttamente derivate dalla F1 che sono la 288 GTO, la F40 e la F50, antenate dalle prestazioni folli ma soprattutto dai contenuti tecnici all’avanguardia. Inutile dire che la responsabilità del progetto era tanta, come lo si può evincere dal nome scelto per la vettura. I dati alla mano contrastano con il fatto che la linea non presenta nessun tipo di alettone vistoso, questo grazie alla complessa aerodinamica di derivazione f1 di cui si può pregiare la Enzo.
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Proprio in questo caso possiamo parlare di linea dettata dalla funzione, ovvero quella di rimanere incollata all’asfalto anche a folli velocità. Il lavoro in galleria del vento (proprio come si si trattasse di una f1) ha permesso di ottenere una downforce pari a 344 kg a “soli” 200 km/h e 585 kg ad oltre 350 km/h.
Il motore della Ferrari Enzo
Il cuore pulsante era un v12 di 65 gradi aspirato in grado di sviluppare 660 cavalli per un totale di 6 litri di cilindrata. Il con rapporto potenza-litro era pari a 110cv\l. Numeri che uniti al peso piuma di 1255 kg portavano la Enzo a ricoprire uno 0-100 in 3,65 secondi e una velocità massima di oltre 350 km/h. Per supportare prestazioni del genere anche il cambio non doveva essere da meno, perciò si era optato solo per una trasmissione di tipo f1, con una rapidità di cambiata pari a 150 millisecondi. L’impianto frenante fu sviluppato direttamente da Brembo con materiali carbo-ceramici.
La tecnologia dietro alla Ferrari Enzo
La caratteristica che forse rende meglio l’idea del suo potenziale è l’interfaccia uomo-macchina dove si poteva davvero assaggiare la tecnologia di derivazione F1. Attraverso il volante attivo si potevano scegliere più settaggi della trasmissione. Le opzioni per cambiare anima della vettura erano: Sport, Corsa o Race, incluso anche l’inserimento della retromarcia. La parte più alta della corona dello sterzo riportava le luci di cambiata in puro stile racing, così come i sedili anch’essi in carbonio. Oggi la tecnologia, in termini di interazione uomo-macchina ha fatto passi da gigante, come dimostra la nuova Ferrari Roma Spider. Estrema in tutto, anche nella produzione con soli 399 esemplari prodotti tra il 2002 e il 2004, con un particolare modello realizzato per il Papa nel 2005. Oggi è oggetto di desiderio di molti appassionati e collezionisti, tant’è che le quotazioni facilmente superano i 3 milioni di euro.
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