Carlos Tavares ha rilasciato la sua prima intervista dopo l’addio a Stellantis. L’ex CEO ha parlato delle motivazioni relative alla separazione e del rapporto con Elkann
Carlos Tavares è tornato a parlare, per la prima volta dopo le dimissioni da CEO di Stellantis, alla stampa portoghese. L’ex amministratore delegato del gruppo ha concesso alla testata Expresso la possibilità di pubblicare alcune dichiarazioni importanti su quanto accaduto. Tavares ha spaziato dal rapporto con John Elkann fino al motivo che ha portato all’addio del proprio ruolo.
Il rapporto tra Tavares ed Elkann
Carlos Tavares ha voluto chiarire che il suo allontanamento da Stellantis sia stato concordato da tutte le parti in causa. Il lusitano ha deciso, di comune accordo con il presidente John Elkann, che non ci fossero più le basi per proseguire assieme.
“La decisione l’abbiamo presa insieme, io e John Elkann, con il quale i rapporti sono sempre stati amichevoli ed estremamente personali. È quasi un amico per me. La nostra preoccupazione più importante è proteggere Stellantis. Io faccio parte di coloro che hanno creato Stellantis assieme a John Elkann. Abbiamo pensato che le discussioni, che hanno evidenziato una differenza di punti di vista, avessero come conclusione il fatto che ognuno di noi avrà cura della propria vita per non creare un rischio di disallineamento all’interno della governance dell’azienda”.
La divergenza di pensiero
Tavares poi ha spiegato con una metafora il suo stile lavorativo: “Ci sono due categorie di piloti. Quelli che, per evitare il rischio di forare uno pneumatico o danneggiare le sospensioni, evitano i cordoli e cercano di fare il miglior tempo possibile guidando nella parte centrale della pista. Poi c’è chi, per andare più veloce, guida sui cordoli; il che è perfettamente lecito, ma più rischioso, dannoso per le sospensioni e aggressivo per gli pneumatici. Ovviamente, io faccio parte della seconda categoria“.
L’ex CEO si è infine addentrato maggiormente su quelli che sono i punti di disaccordo tra di lui e il consiglio di Stellantis.
“In questo periodo molto darwiniano che l’industria automobilistica attraversa, è possibile che si sia creata un po’ d’angoscia attorno a una strategia aggressiva in cui questa fase è vista più come un’opportunità che come un rischio. E poi ho assunto posizioni molto nette in materia di tutela ambientale. Forse questo insieme di fattori ha generato divergenze e un’azienda che ha 250.000 dipendenti, un fatturato di 190 miliardi di euro, 15 marchi che vende in tutto il mondo, non può essere gestita con una mancanza di consenso che si ripercuote immediatamente sulla gestione strategica”.
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