La MotoGP si prepara a voltare pagina con una svolta che promette di riscrivere gli equilibri tecnici e sportivi del campionato: dal 2027, Pirelli diventerà il fornitore unico di pneumatici, subentrando a Michelin dopo oltre un decennio di collaborazione.
La notizia ha scosso il paddock non tanto per la qualità degli pneumatici – ambedue i marchi godono di reputazioni consolidate – quanto per l’impatto che una simile transizione avrà sull’intero ecosistema tecnico della MotoGP.

Non si tratta soltanto di una sostituzione di marchio: il cambio di filosofia costruttiva, l’interazione diversa tra mescole e ciclistica, e l’esperienza maturata da Pirelli in altre categorie introducono nuove variabili da decifrare. A rendere il tutto ancora più significativo è la coincidenza temporale con il regolamento tecnico del 2027, che ridisegnerà le moto con motori 850cc. In gioco c’è l’identità futura del motociclismo mondiale.
Un nuovo capitolo tecnologico per la MotoGP
Il cambio di fornitore pneumatici va oltre la mera questione sportiva, è anche l’inizio di una nuova era ingegneristica. Con l’introduzione di motori 850cc e l’abbandono di alcune soluzioni aerodinamiche, le gomme diventeranno uno snodo centrale per ridefinire la dinamica dei prototipi MotoGP.
In questo contesto, la scelta delle mescole e delle carcasse influenzerà il comportamento della moto più di qualsiasi aggiornamento meccanico. La collaborazione tra costruttori e fornitori sarà quindi una parte fondamentale.
Queste modifiche poi arrivano anche nel mondo della guida su strada, con l’attenzione verso la tecnologia degli pneumatici cresce costantemente. Si può vedere su siti come Euroimport Pneumatici in cui questi sviluppi sono dimostrati dalla selezione di pneumatici per la moto, in linea con le soluzioni più avanzate testate nei campi di gara, dove ogni dettaglio può fare la differenza.
Esperienza e pedigree: perché Pirelli è stata scelta
La decisione di affidare a Pirelli la fornitura esclusiva degli pneumatici in MotoGP non è frutto del caso, ma il risultato di un percorso costruito su esperienze consolidate. Già protagonista in Moto2 e Moto3, il marchio milanese ha dimostrato di saper interpretare le esigenze del motociclismo moderno, offrendo prodotti capaci di coniugare grip, durata e costanza di rendimento.
La sua lunga militanza nel WorldSBK ha inoltre rafforzato un know-how utile ad affrontare le sfide più complesse. La Dorna ha scelto non solo un brand, ma una filosofia tecnica. Una visione che punta a uniformare l’intera piramide del motociclismo mondiale sotto un unico profilo prestazionale, favorendo la continuità di sviluppo tra classi e garantendo un approccio coerente all’evoluzione tecnologica del campionato.
Le reazioni dei piloti: tra entusiasmo e cautela
Nel paddock il cambio di fornitore ha acceso discussioni trasversali, tra curiosità tecnica e timori legati all’adattamento. Alcuni piloti, come Luca Marini e Miguel Oliveira, hanno definito il passaggio a Pirelli come la trasformazione più radicale del nuovo ciclo MotoGP, persino più incisiva dei futuri cambi motoristici. Altri, come Marc Márquez, hanno evocato memorie di transizioni passate, sottolineando come ogni cambiamento comporti un inevitabile periodo di apprendimento e incidenti imprevisti.
Non mancano però le voci fiduciose, specie da chi ha già testato con successo le coperture Pirelli in Moto2 e Moto3. Tra entusiasmo e prudenza, il giudizio resta sospeso, ma una cosa è chiara: il 2027 segnerà una svolta anche nel modo in cui i piloti approcciano la prestazione.
Il fattore adattamento: cosa aspettarsi nel 2027
Il passaggio a Pirelli rappresenta una sfida che va ben oltre la semplice sostituzione di pneumatici. Le squadre dovranno reinterpretare ciclistica, elettronica e assetti in funzione delle nuove caratteristiche delle coperture italiane. Il margine di adattamento sarà determinante: chi saprà leggere prima il comportamento delle nuove gomme potrà capitalizzare un vantaggio cruciale nella prima fase della stagione.
Alcuni piloti, come Johann Zarco e Pecco Bagnaia, hanno sottolineato l’urgenza di iniziare i test con largo anticipo, per evitare ritardi nello sviluppo dei prototipi 2027. Il rischio? Sovrapporre troppe variabili tutte insieme, creando un contesto di incertezza tecnica.
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