F1 | GP Brasile – Nella terra di Ayrton: analisi del circuito di Interlagos

La F1 non si ferma e atterra a casa del grande Ayrton Senna per disputare il GP del Brasile sul circuito di Interlagos: ecco l’analisi del circuito

Terminato il GP del Messico il circus della F1 si sposta più a sud, atterrando nella terra del grande campione Ayrton Senna dove si disputerà il GP del Brasile sul circuito di Interlagos: di seguito una precisa analisi del circuito che ospiterà la ventunesima tappa del mondiale.

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Foto: Getty images

Il circuito

Il circuito di Interlagos misura 4309 metri con un totale di 15 curve (10 a sinistra e 5 a destra), da percorrere in senso antiorario. Dai 2200 metri di altezza in cui si è corso in Messico, si passa a circa 800 metri con un aria meno rarefatta. I giri complessivi che dovranno percorrere i piloti sono 71.

Il rettilineo principale, che parte dall’uscita di curva 12, è lungo ben 1230 metri e si sta con il gas completamente spalancato per circa 14 secondi. Dopo le prime tre curve che compongono la cosiddetta “S di Senna“, ci si lancia in un altro breve rettilineo di poco meno di 1km.


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Da li inizia tutto il settore centrale in cui si alternano curve di diverso raggio e velocità di percorrenza. Dalla velocissima curva 6, si passa alle lente 8 e 10, la famosa “Bico de Pato”, da percorrere in seconda marcia. Il DRS è attivabile nei due lunghi rettilinei e visto il carico richiesto l’effetto è molto potente; il guadagno è stimato in 15 km/h.

Componenti meccaniche e carburante

Come quello del Messico, anche il circuito di Interlagos non è particolarmente esigente per quando riguarda il consumo di carburante. Anche per via dell’aria leggermente rarefatta, il consumo si aggira intorno ai 1,36 kg/giro.

Per quanto riguarda le altre componenti meccaniche, la configurazione del circuito lo rende poco severo per quanto riguarda i freni: togliendo quella di curva 1, sono poche le forti staccate. Risulta invece molto esigente per alcuni componenti della PU visto che si percorre circa il 70% del giro in pieno.

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I piloti durante la staccata di curva 1, la famosa “S di Senna”. Foto: Getty Images

Come già detto per il Messico, anche qui l’aria leggermente rarefatta porterà le squadre ad adottare misure per compensare la perdita di potenza. Sarà richiesta una rotazione del turbo superiore. La trasmissione non è sottoposta a grandi sforzi: circa 3000 cambi in totale e la marcia più usata è l’ottava.

Carico aereodinamico

Per il GP del Brasile, il carico aereodinamico richiesto è medio. Bisogna essere in grado di andare forte sui due lunghi rettilinei, soprattutto quello dei box dove avvengono la maggior parte dei sorpassi. Allo stesso tempo non si deve perdere troppo tempo nel settore centrale, dove è fondamentale il carico e la trazione.

Albo d’oro

La prima edizione del GP del Brasile risale al 1972. Dall’81 al 1989 si è poi passati al circuito di Jacarepaguà, per poi fare ritorno ad Interlagos. Il pilota più vincente è Alain Prost con sei successi, Schumacher quattro, Carlos Reutemann e Sebastian Vettel con tre (l’argentino ha vinto solo un’edizione sull’attuale circuito).

*Foto in copertina, credits: XBP Images


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