Dal tombino volante alla penalità di Sainz, passando per un’organizzazione imperfetta e una Ferrari in ottima forma (nonostante la sfortuna): i punti chiave del venerdì di Las Vegas
Dopo una fervente attesa, si sono accesi i semafori verde sulla Strip. Il grande spettacolo che ha caratterizzato i giorni precedenti è stato tradito da un piccolo (grande) errore di valutazione della pista che è stato prontamente raggirato. Ecco il racconto del venerdì di Las Vegas attraverso 4 punti chiave.
I punti chiave del venerdì di Las Vegas
1) Il tombino killer e una sessione di prove libere di 10 minuti
Dopo appena 10 minuti dal semaforo verde delle FP1 del GP di Las Vegas, gli schermi tv segnalano una bandiera gialla che si trasforma subito in bandiera rossa. Rossa come la vettura ferma in pista che l’ha provocata. La Ferrari di Carlos Sainz si pianta in mezzo alla pista e nulla può per tornare ai box. I replay mostrano un forte impatto con il suolo. Dopo pochi minuti viene svelata la natura dell’urto.
A 340 km/h, il numero 55 ha impattato un tombino fissato male, che poco prima ha intralciato anche l’Alpine di Esteban Ocon. La Ferrari rimane gravemente ferita dall’urto: la monoposto è stata praticamente tranciata in due.
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Il fondo, l’ICE e la batteria ne risultano gravemente compromesse. La Fia sa che deve sistemare i tombini e annulla la sessione, durata appena 10 minuti. Le FP2 si svolgeranno solo dopo 5 ore e mezza quando ormai a Las Vegas è notte fonda
2) Il tentativo fallito della Ferrari e la penalità di Sainz
La Ferrari sa che per rimettere in pista la SF-23 di Carlos Sainz deve sostituire tanti componenti che, ovviamente, non ha più a disposizione per regolamento senza incappare in penalità. Ma, gli uomini di Maranello sanno che non si è trattato di un problema di affidabilità, ma è dipeso da fattori esterni.
Così viene avanzata una richiesta alla Fia che viene prontamente respinta. Non possono esserci eccezioni al regolamento e Sainz deve prendersi le 10 posizioni di penalità in griglia. La delusione dello spagnolo è evidente. Ai microfoni, infatti, ha duramente sostenuto che gli tocca pagare il prezzo per le colpe degli altri.
3) Lo spettacolo al 99% e lo sport nel rimanente 1%
Così Max Verstappen ha commentato la cerimonia di apertura del GP di Las Vegas. L’olandese, come sempre, non ha risparmiato dure critiche all’organizzazione recriminando la troppa attenzione data allo spettacolo e la pochissima riservata alla pura competizione sportiva. “Mi sono sentito un clown” ha dichiarato.
Esagerato, forse. Ma chissà cosa avrà pensato il campione del mondo quando ha visto esposta la bandiera rossa e poi è stato costretto a risalire in macchina alle 2 e mezza di notte. La cura dei minimi dettagli per i concerti, lo spettacolo di luci e tutto ciò che ha caratterizzato la lunga attesa di questo fine settimana, forse, ha davvero sacrificato l’attenzione per lo sport. La Fia è stata tradita dai tombini o si è tradita da sola?
4) La voglia di rivalsa di Leclerc e la difficoltà (apparente) di Verstappen
La nota positiva (forse l’unica) del venerdì di Las Vegas è la grande prestazione di Leclerc dopo la delusione di Interlagos. Il monegasco è stato il più veloce della seconda sessione (in realtà era stato il più veloce anche nei 10 minuti delle FP1) mostrandosi in una forma smagliante. La sicurezza e la voglia di spingere l’ha portato a migliorarsi giro dopo giro. Anche nella simulazione del passo gara ha segnato ottimi tempi.
Stranamente in difficoltà Verstappen che ha segnato solo il sesto tempo ed è stato più lento di un secondo rispetto al ferrarista, a parità di gomma. Tuttavia, la Red Bull potrebbe sfoderare ancora tante carte per mostrarsi competitiva. Il secondo tempo se lo prende Sainz, a mezzo secondo dal compagno di squadra. Se quanto visto fin qui verrà confermato, per lo spagnolo i rimpianti potrebbero continuare ad aumentare.
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