Ecco i Punti Chiave del weekend di Zandvoort: cosa mettiamo in valigia dopo il GP d’Olanda di F1?
F1 | I Punti Chiave del GP d’Olanda – A Zandvoort è successo di tutto: fra diluvi improvvisi, bandiere rosse, americani sconsolati sotto la pioggia e olandesi festaioli, la domenica di gara ha saputo regalare sorprese e una buona dose di divertimento.
Max Max Max SuperMax Max
Oramai anche chi non vorrebbe proprio sentirla ne conosce a memoria il ritornello. La canzone “SuperMax” dei PitStop Boys, fan accaniti del presto-tre volte Campione del Mondo olandese, ha accompagnato il weekend di Zandvoort in ogni momento. La discoteca a cielo aperto del circuito non si è mai fermata, neanche sotto il diluvio e la bandiera rossa che ha interrotto la gara. Se c’è una cosa che gli Orange sanno fare bene è festeggiare.
D’altronde, il loro beniamino gliene dà tutte le ragioni: Max Verstappen è ancora una volta dominatore assoluto. Pole stratosferica in qualifica, grande partenza per mantere la prima posizione e poi rimonta forsennata per riprendere Perez dopo il pit stop, prima che la squadra gli desse una mano a rimettere le cose apposto. Una volta tornato in testa, Max non la molla più. E adesso diventano nove le gare consecutive vinte quest’anno dall’olandese. Dovesse trionfare a Monza, il record apparentemente imbattibile di Sebastian Vettel sarebbe ufficialmente alle spalle.
Le due facce della Ferrari
Il weekend di Zandvoort è quanto di più indecifrabile si possa immaginare, per la Ferrari. In prova ed in qualifica la SF-23 sembrava inguidabile, i piloti faticavano a tenerla in pista e, in effetti, Charles Leclerc è andato a muro nel Q3. E le difficoltà non sono certo finite lì per il monegasco: contatto con Piastri al via, pit stop che trova i meccanici impreparati, danno al fondo e ritiro, a metà gara. Un incubo.
Ma a Maranello qualcuno sta sorridendo: Carlos Sainz, con una macchina nettamente inferiore alla concorrenza, in Olanda, porta a casa una gara pulita e pragmatica. Lo spagnolo non si prende troppi rischi, tiene il suo ritmo e, per un momento, sembra persino poter finire sul podio, dopo il pit stop lento di Fernando Alonso. Sul finire, però, le gomme non reggono e deve cedere al connazionale e anche a Pierre Gasly. Una gran difesa sul finale, contro gli attacchi di Hamilton e Norris, sottolineano la bontà della gara del ferrarista. E ora Leclerc è di nuovo dietro in classifica.
“Pierre Gaslyyyyyy”
Se c’è una cosa che Pierre Gasly sa fare bene è finire sul podio quando meno ce lo si aspetta. Il pilota francese, dopo un 2022 sottotono, torna in Top 3 in un gran premio. Volendo essere pignoli, in realtà , questo è il suo secondo podio stagionale: aveva conquistato il terzo posto anche nella Sprint Race del Belgio, ma il GP d’Olanda ha sicuramente una valenza maggiore.
L’Alpine risponde ancora agli scossoni interni alla scuderia. Se tutto cambia nella dirigenza francese, quello che resta invariato è lo spirito della sua squadra in pista, più volte capace di sfruttare la confusione generale per conquistare punti importanti. Gasly tiene un ottimo ritmo per tutta la gara, tenendo il passo di Alonso e Perez, davanti a lui, e meritandosi il secondo podio stagionale per la sua scuderia, dopo il terzo posto di Ocon a Baku.
Cane vecchio sa
Riccardo Magrini ci perdonerà se prendiamo in prestito il suo tormentone ciclistico. Il vecchio cagnaccio della griglia, quando fuori diluvia e il caos regna sovrano, tira fuori dal cappello una gara magistrale. Grande partenza, sorpassi al limite, guida pulitissima e voglia di vincere fino a quando umanamente possibile. Fernando Alonso è un patrimonio inestimabile, per questa Formula 1.
Mentre il compagno di scuderia naviga a vista fuori dalla zona punti, lo spagnolo cerca persino di impensierire l’Imperatore Verstappen per la leadership del suo gran premio di casa. Se l’Aston Martin dovesse riuscire a correggere la direzione (sbagliata) di sviluppo, la lotta per il “best of the rest” sarebbe già archiviata. Fra gli obiettivi di Alonso figurano vincere la Dakar e la 500 Miglia di Indianapolis, ma noi non possiamo fare altro che sperare la sua carriera nel Circus possa continuare ancora a lungo. Questo sport ne ha bisogno.
Il cuore dei ragazzi
A volte noi tifosi depersonalizziamo i piloti di Formula 1. Vediamo delle macchine che girano in cerchio, guidate da un gruppo di persone tendenzialmente privilegiate. Persino paganti, fin troppo spesso. Gente messa lì soltanto grazie al vil denaro, magari neanche per passione, ma per puro capriccio. In questo contesto, l’immagine di Logan Sargeant, sconsolato, con gli occhi bagnati dalle lacrime, ci riporta per un attimo alla realtà .
Logan è un ragazzo americano di 22 anni, al suo primo anno nella massima formula. È sempre dietro ad Alexander Albon, suo compagno di squadra. Eppure non è un “Latifi” qualunque: lotta, si migliora, ci prova. Non è un campione e forse mai lo sarà , ma ha una viva passione per il suo mestiere. Qualche giorno fa ha risposto in modo molto professionale a chi gli chiedeva se temesse di perdere il sedile: “È la Formula 1, c’è sempre pressione“.
È bastato un piccolo errore e uno schianto contro le barriere a far crollare quel muro di professionalità . E allora Logan scende dalla sua vettura e si siede sulle colline di Zandvoort, con la testa fra le mani e il casco ancora indosso. Sarà inquadrato quasi un’ora dopo, mentre il diluvio ferma la corsa: è appoggiato ad una sdraio, con gli occhi tristi, a guardare la corsa dal bordo del circuito. Un’immagine che ricorda quella di Alonso che prende il sole, ai tempi della McLaren Honda. Ma che racchiunde il dolore di un giovane che insegue un sogno e che forse, quel sogno, lo ha visto disintegrarsi assieme alla sua Williams, in un uggioso pomeriggio olandese.
Le classifiche dopo il GP d’Olanda
Seguici sui social: Telegram – TikTok – Instagram – Facebook – Twitter