Arrivano brutte notizie da Zandvoort: la compagnia russa Uralkali, ex sponsor della Haas, ha fatto causa al team e ha chiesto alla giustizia olandese il sequestro temporaneo dei suoi beni.
Soffiano venti di tempesta in casa Haas: la famigerata azienda della famiglia Mazepin, Uralkali, ha fatto causa al team presso le corti olandesi per via di un pagamento arretrato. La disputa legale fra le due parti va avanti da tempo, ma questo è uno sviluppo decisamente inaspettato.
Haas aveva rescisso il suo contratto di sponsorizzazione con l’azienda nel marzo del 2022, dopo l’inizio del conflitto fra Russia e Ucraina. Il proprietario di Uralkali, Dmitry Mazepin, è infatti uno dei famosi “oligarchi” strettamente collegati al governo di Vladimir Putin, e, di conseguenza, alla decisione di procedere con l’invasione. Il team, oltre all’ovvio danno d’immagine che poteva comportare un legame del genere, aveva fiutato che l’Occidente avrebbe presto colpito la famiglia Mazepin con delle sanzioni, e ci aveva visto giusto.
Uralkali aveva già versato la sua quota da title sponsor per la stagione 2022, della quale ha quindi chiesto più volte un rimborso. A giugno, un tribunale svizzero ha riconosciuto che le motivazioni di Haas erano solide e ha quindi ordinato un rimborso parziale: si parla di circa 9 milioni di sterline, a fronte dei 13 versati dall’azienda di fertilizzanti. A Zandvoort, però, Mazepin e soci hanno accusato Haas di aver mancato il termine per il pagamento, previsto ad inizio giugno, e hanno chiesto aiuto alla giustizia olandese.
La svolta: Uralkali ottiene il sequestro di auto e beni
Le corti dei Paesi Bassi hanno emesso un verdetto provvisorio in favore di Uralkali. L’azienda ha chiesto che venissero sequestrati tutti gli asset del team, e questo ha portato poliziotti ed ufficiali giudiziari a visitare i box della Haas a Zandvoort per valutare i beni lì presenti. Questi hanno concesso ad Haas di competere nel GP di questo fine settimana senza intoppi, ma non gli permetteranno di portare le auto e gli equipaggiamenti fuori dal Paese fino al pagamento della somma richiesta dall’azienda. Questo può essere un grana non da poco, dato che il prossimo fine settimana si tornerà subito in pista a Monza.
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Il team ha rilasciato un comunicato in cui afferma che il pagamento ha richiesto più del previsto per motivi burocratici. Le sanzioni imposte sul signor Mazepin da USA, UE, UK e Svizzera renderebbero quasi impossibile trasferire una tale somma di denaro. Ciononostante, Haas ha promesso di risolvere la situazione a breve giro di posta.
Dal canto suo, Uralkali ha risposto con un altro comunicato, in cui rifiuta il riferimento alle sanzioni come motivo del ritardo. Secondo l’azienda, “Haas ha avuto oltre due mesi per obbedire alla sentenza della corte svizzera, e non lo ha fatto. Li abbiamo contattati varie volte, dato che oltre ai soldi ci spetta di diritto anche una vettura, ma non c’è stata risposta. Ci rallegra sapere che, dopo una visita delle autorità olandesi, Haas abbia finalmente deciso di rispettare le decisioni dei giudici”.
Parole al veleno, quindi, che non promettono nulla di buono. Posto che ci sia la liquidità necessaria, in casa Haas dovranno sperare che il pagamento vada liscio e senza intoppi, e che Uralkali non faccia sorgere altri problemi e complicazioni: in tal caso, il rischio di non poter correre a Monza sarebbe realistico. Sarebbe un duro colpo per un team in crescita, in lotta per posizioni più nobili in classifica costruttori dopo l’ultimo posto del 2023.
Immagine di copertina: ESPN
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