Dopo il GP di Baku la F1 vola a Singapore: vediamo insieme le caratteristiche del circuito con una breve analisi
La F1 non si ferma, e dopo il GP di Baku è il turno di Singapore, un circuito che pur essendo cittadino, presenta delle caratteristiche totalmente differenti rispetto a quello su cui si è appena corso: di seguito l’analisi del circuito.
Il circuito di Singapore misura 4.940 metri, per un totale di 19 curve (12 a sinistra e 7 a destra) di diverso raggio e lunghezza con velocità di percorrenza medio-basse. Durante il Gran Premio i piloti dovranno compiere ben 62 tornate prima di incontrare la bandiera a scacchi.
I Gran Premi corsi a Marina Bay sono noti per la loro durata e intensità, ed essendo un circuito cittadino sono frequenti incidenti e quindi bandiere rosse o Safety Car. Spesso infatti, il GP si conclude per aver raggiunto il limite massimo di durata dell’evento, che in questo circuito è di 2 ore.
I problemi legati alla temperatura
A Singapore, nonostante si corra di notte, la temperatura resta comunque alta con un terribile tasso di umidità. Se prendiamo la gara dello scorso anno, la domenica si sono registrati i 27° con un umidità del 90% che distrugge fisicamente i piloti.
Le alte temperature dell’aria e dell’asfalto rendono fondamentale la gestione delle gomme. Solitamente Pirelli porta i compound più morbidi: C3, C4 e C5 e la strategia di gara più ottimale dovrebbe essere ad una sosta, passando dalla media alla gomma dura.
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Il caldo e l’umidità di Singapore, possono mettere a dura prova il raffreddamento dei componenti della PU, anche se si percorre poco più del 50% del circuito con il gas completamente spalancato.
Componenti meccaniche e carburante
Marina Bay è un circuito molto critico anche per quanto riguarda il consumo di carburante. Si stima che in un singolo giro si consumino circa 2kg di carburante. Per questo, molti piloti nella prima parte di gara tendono a tenere un ritmo molto ridotto per non consumare benzina e pneumatici, creando il cosiddetto “trenino”.
Dal punto di vista meccanico l’impianto frenante e il cambio sono messi sotto torchio. Il primo per le continue e pesanti frenate che bisogna effettuare per affrontare le 19 curve; il secondo perché in un singolo giro, si effettuano circa 45 cambi di marcia.
Configurazione aereodinamica
Il circuito di Singapore, nella sua ultima conformazione, richiede una configurazione aereodinamica a medio-alto carico. Le numerose curve a bassa velocità, seguite da forti accelerazioni e alcuni lunghi rettilinei, richiedono una buona trazione delle vetture.
L’ala anteriore deve essere adatta per stabilizzare la vettura nelle violenti frenate e nei veloci cambi di direzione.
Con l’assetto a medio-alto carico, l’effetto del DRS diventa potente. Le zone DRS sono 3: la prima lungo il rettilineo dei box, la seconda tra curva 5 e 7, e l’ultima dalla 13 alla 14.
Modifiche al circuito
Il circuito di Singapore, dal suo debutto nel 2008, ha subito ben 4 modifiche negli anni. Alla sua prima apparizione nel mondiale di F1 presentava una serie di chicane strettissime da curva 10, che mettevano a dura prova le abilità dei piloti. Nel 2012 è stato abolito quel tratto, e nei successivi anni sono state apportate solo piccole modifiche.
Dal GP del 2023, sono state tolte due chicane (16-17 e 18-19) e sostituite da un breve rettilineo per facilitare i sorpassi.
Albo D’oro
L’albo d’oro del GP di Singapore vede al primo posto Sebastian Vettel, con ben cinque successi tra Red Bull e Ferrari. Seguono con quattro Lewis Hamilton, e con due Fernando Alonso. Chiudono la classifica con un solo trionfo Rosberg, Perez e Sainz.
*Foto in copertina, credits: F1
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