L’ente Antitrust degli Stati Uniti ha aperto un’investigazione sul processo che ha portato Liberty Media a rigettare la candidatura del team Andretti.
Liberty Media, detentore dei diritti commerciali della Formula 1 (FOM), ha annunciato che il Dipartimento di Giustizia degli USA ha aperto un’investigazione nei suoi confronti per aver rifiutato l’ingresso di Andretti Global nello sport. In particolare, ad occuparsene sarà la divisione Antitrust, preoccupata che l’attuale struttura a dieci team possa comportarsi come un “cartello” chiuso.
Gli antefatti: la FIA accetta, la FOM no
Il team di Micheal Andretti sta cercando da tempo di entrare in F1, e le porte sembravano essersi finalmente aperte quando il progetto ha superato il bando di selezione della FIA. La Federazione aveva infatti aperto ufficialmente all’ingresso di un 11esimo team in griglia, e proprio la candidatura americana era risultata quella vincente. Tuttavia, l’ingresso della squadra era soggetto ad una valutazione commerciale che Liberty Media avrebbe effettuato e che alla fine ha avuto esito negativo.

Il controverso comunicato della FOM, pubblicato in data 31 gennaio 2024, affermava che Andretti non avrebbe “aggiunto valore al campionato” poiché probabilmente non capace di competere da subito per podi e vittorie. L’ente ha spiegato poi che solo il futuro ingresso di Cadillac come fornitore della Power Unit, previsto per il 2028, avrebbe potuto cambiare le carte in tavola, e che per gli organizzatori e i circuiti l’aggiunta di un team sarebbe complicata da gestire.
Le motivazioni di Liberty Media sono sembrate da subito pretestuose, e secondo tanti è stata la grande resistenza dei dieci team attualmente presenti in griglia a convincere l’ente a respingere Andretti. Con l’ingresso di un nuovo partecipante, infatti, questi andrebbero a perdere parte degli incassi poiché dividerebbero la “torta” degli introiti derivanti dai diritti TV in più fette. Andretti avrebbe comunque pagato circa 200 milioni di dollari per tamponare queste perdite, ma, secondo i team, la cifra stabilita qualche anno fa nel Patto della Concordia non rispecchia il successo e il valore attuali dello sport.
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Mosso da questo sospetto, a maggio, il deputato repubblicano al Congresso, Jim Jordan, aveva diffuso una lettera dove sosteneva che un’indagine sarebbe stata necessaria per stabilire se la decisione di F1 violasse le leggi anti-competizione, in riferimento alla norme statunitensi poiché LM ha sede legale proprio negli States.
Formula 1 “pronta a collaborare”, accuse forti contro Liberty
Il CEO di Liberty Media, Greg Maffei, ha confermato ad alcuni analisti di Wall Street che l’investigazione è in corso: “Intendiamo collaborare appieno con l’investigazione del Dipartimento di Giustizia sul caso Andretti. Riteniamo che le nostre decisioni siano perfettamente in linea con le leggi antitrust degli Stati Uniti”. Maffei ha anche affermato che, contrariamente a quanto si potrebbe intendere, “LM non è contro l’idea di un’espansione della griglia. C’è una metodologia da seguire e ogni candidato necessita dell’approvazione di FIA e F1”.

Quest’affermazione è importante nel contesto dell’accusa sollevata da Jordan, spinto a sua volta da Mario Andretti, Campione del Mondo 1978 e padre del proprietario del team Michael. Nella lettera del deputato si faceva notare che “gli sport come la Formula 1 operano per necessità in una zona grigia delle leggi antitrust, ma se il campionato devia dalle sue regole riduce la competizione e deprime l’interesse del consumatore”. “Le scuse usate per rifiutare Andretti Cadillac sono arbitrarie, pretestuose e slegate dalla capacità del team di competere in Formula 1”, aveva tuonato Jordan.
La battaglia legale si preannuncia lunga e intensa, ma nel mentre Andretti non resterà con le mani in mano. Il team ha continuato a lavorare in vista del potenziale ingresso anche dopo il rifiuto di Liberty, assumendo anche membri di grande esperienza come Pat Symonds. Il lungo braccio di ferro sviluppatosi in questi mesi sembra prossimo alla conclusione: nessuno potrà sindacare una decisione dai “piani alti” del governo americano.
Immagine di copertina: NBC News
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