Mercedes ammette il proprio errore con Russell. La decisione di effettuare il pit stop appena prima che il GP di San Paolo venisse interrotto con bandiera rossa ha rovinato la gara dell’inglese.
Partita dalla prima fila, la Mercedes di Russell ha preso subito il comando della gara, mettendosi dietro Lando Norris, partito dalla pole. Per tutto il primo stint, poi, l’inglese della Mercedes ha mantenuto la testa della corsa, tentando una fuga a due con Norris, rispetto al resto del gruppo.
Nonostante la riluttanza di Russell, però, sia la Mercedes che la McLaren hanno scelto di far rientrare i loro piloti ai box per montare gomme Intermedie nuove al 28° giro. Spaventati probabilmente dalle condizioni meteo che continuavano a peggiorare, la scelta è stata, di fatto, di tipo precauzionale.
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Tuttavia, la stessa si è rivelata presto errata, quando l’incidente di Colapinto al 32° giro ha obbligato i commissari ad optare per una bandiera rossa, che ha consentito a chi non si era fermato ai box di cambiare le gomme senza perdere posizioni.
Russell, alla ripartenza del GP, si è quindi dovuto accodare alle tre vetture – la Red Bull di Max Verstappen e i due piloti Alpine – che avevano mantenuto la posizione in pista non effettuando la sosta ai box.
Nel post gara Russell non ha nascosto la sua delusione per l’occasione sprecata, lamentandosi di non essersi fidato del suo istinto come aveva fatto all’inizio di questa stagione in Belgio.
LA SPIEGAZIONE DELLA MERCEDES SUL DISCUSSO PIT STOP
Andrew Shovlin, direttore tecnico di pista Mercedes, si è espresso sulla questione. Punto focale da cui è derivata la scelta del pit stop, per Shovlin, è stata la tempistica della Virtual Safety Car.
«Col senno di poi, gestiresti la maggior parte delle gare in modo diverso – ha riconosciuto Shovlin – è chiaro che in questo caso lo avremmo fatto. Uno degli aspetti chiave è che una volta annunciato che la VSC stava per rientrare, abbiamo avuto una finestra temporale molto, molto breve (solo un secondo o due) in cui avremmo potuto scegliere di far rimanere in pista George.»
«Il motivo per cui lo avremmo fatto è che in quelle condizioni avremmo comunque subito una perdita importante ai box. Potresti anche restare fuori e sperare in qualche incidente – spiega Shovlin – come poi è successo. In quel caso la bandiera rossa sarebbe inevitabile. Prima di allora, fermarci aveva senso, perché Lando stava recuperando e le condizioni stavano peggiorando.»
«Sarebbe comunque rimasto davanti a tutte le auto che sono rimaste fuori. Ma avrebbe avuto il vantaggio di avere gomme fresche nel caso in cui non avessero esposto la bandiera rossa. Di solito, cerchiamo di non dare per scontato che ci possa essere una bandiera rossa, perché a volte si indovina, a volte si sbaglia.» Ha poi aggiunto l’ingegnere britannico.
«Se c’è una Safety Car e decidi di restare fuori, supponendo una bandiera rossa, se poi non viene esposta, sei nei guai. Ma ovviamente, per le auto che sono rimaste fuori, l’azzardo ha pagato e hanno concluso in una posizione migliore.»
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