Il 2023 ha rappresentato un deciso passo indietro per il team Haas F1, visto che né Kevin Magnussen, né Nico Hülkenberg sono stati protagonisti per le posizioni di alta classifica, anche a causa di una VF-23 incostante e poco efficiente dal punto di vista aerodinamico
Tra le delusioni della stagione 2023 di F1, la Haas è sicuramente stata tra le principali. La scuderia di Gene Haas è infatti arrivata ultima nella classifica dei costruttori. Kevin Magnussen e Nico Hülkenberg hanno raccolto – in due – soltanto dodici punti, ben venticinque in meno della stagione precedente. Il nativo di Roskilde ne ha conquistati tre. L’ex pilota della Porsche nel WEC, invece, nove.
La VF-23 motorizzata Ferrari, progettata da Simone Resta, si è dimostrata una monoposto incostante e dalla scarsa efficienza aerodinamica. I cronici problemi nella gestione degli pneumatici hanno frustrato le ambizioni dei due ‘veterani’.
Così, a fronte di qualche buona qualifica, nel giorno del Gran Premio le monoposto di Kannapolis hanno spesso avuto un ruolo da comprimario. Una dimensione, quest’ultima, che non di rado ha trasformato la Top 10 in una vera e propria chimera.
Cronistoria dei recenti campionati
La Haas ha esordito in F1 nel 2016. Da allora, sono state otto le stagioni completate, inclusa la 2023. Nelle ultime quattro, però, per ben due volte – nel 2021 (addirittura con zero lunghezze) e appunto quest’anno – la scuderia diretta da Günther Steiner si è piazzata ultima nella classifica delle squadre. Nel 2020, inoltre, la compagine di Kannapolis era arrivata nona (penultima), conquistando appena tre punti.
Dopo un 2022 invero abbastanza positivo – 37 punti, ottava posizione in classifica e la straordinaria pole position di Magnussen in Brasile – il 2023 è stato insomma un deciso passo indietro.

Un 2023 segnato da una generale discontinuitÃ
Ai nastri di partenza, la compagine statunitense si è presentata con una coppia di piloti molto esperta. Kevin Magnussen (numero 20; alla sesta stagione personale in Haas) e Nico Hülkenberg (numero 27). Due sportivi che nel recente passato non si erano proprio scambiati attestati di stima. Anzi. Tuttavia, una squadra costruita puntando sull’esperienza, avrebbe potuto trovare in entrambi la migliore garanzia possibile, in termini di riscontri dalla pista.
Il tedesco, in particolare, tornava alla titolarità in F1 per la prima volta dal 2019. Nel mezzo, soltanto quattro gare disputate. Due nel 2020 con la Racing Point e due nel 2022 con l’Aston Martin. Insomma, le premesse per ripetere quantomeno i risultati del 2022 c’erano tutte.
Invece, il declino tecnico della squadra è presto assurto a cifra rappresentante del 2023. Vero è che Hülkenberg è arrivato settimo a Melbourne, ma il risultato è stato soprattutto legittimato dal caotico finale dell’appuntamento australiano. Dopo l’Australia, nei Gran Premi, il teutonico non ha pù raggiunto un piazzamento tra i primi dieci. L’unica altra giornata di gloria è stata contrassegnata dalla Sprint di Spielberg. Una gara – quella del sabato austriaco – caratterizzata dalle mutevoli condizioni climatiche, conclusa al sesto posto dal numero 27.
Magnussen, invece, ha portato a casa tre decimi posti. A Gedda, Miami e Singapore. A conti fatti, nell’arco dei ventidue Gran Premi (e considerando anche il sabato Sprint dell’Austria), c’è un elemento che risalta più di tutti.
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In effetti, sulle piste tradizionali – o comunque in condizioni non anomale – nessuna delle due Haas è mai andata a punti. Per altro, Magnussen ha visto la bandiera a scacchi diciassette volte, Hülkenberg venti. Non proprio dettagli.
Meglio, invece, è andata nelle prove ufficiali, con undici Q3 all’attivo. Otto di Hülkenberg e tre per Magnussen. Per altro, in Canada, il tedesco avrebbe addirittura conquistato la prima fila, piazzandosi secondo. Sennonché, una infrazione commessa in regime di bandiera rossa – e le conseguenti tre posizioni di penalità – lo hanno fatto scivolare in quinta posizione (Hülkenberg, poi, domenica è arrivato quindicesimo).
Così, a fine anno, il miglior piazzamento in prova è rimasto quello di Magnussen a Miami, quarto.
Non sono certo mancati gli sviluppi, eppure i risultati…
C’è un altro elemento da tenere in considerazione per giudicare il 2023 della Haas. Ossia, il fatto che certamente non sono mancati gli sviluppi. Questi ultimi, infatti, secondo i vari pacchetti, sono arrivati fino alla tappa di San Paolo. Tre quelli principali. A Silverstone, Austin e Città del Messico.
Eppure, la VF-23 non ha mai dato l’impressione di poter imprimere una svolta alla stagione. Le difficoltà non sono mancate, soprattutto nel giorno del Gran Premio, in cui – come evidenziato – il lavoro sul giro secco non è stato concretizzato.
Il paradosso – come ha scritto Carlo Platella su FormulaPassion – si è raggiunto proprio in Texas. Al COTA, infatti – al netto dei problemi cronici di guidabilità – è stata introdotta una nuova carrozzeria (accoppiata ad un fondo rivisto). Elaborate le dovute comparazioni, si è riscontrato come effettivamente ci fosse sì stato un leggero miglioramento in termini di bilanciamento e costanza. Il tutto, però, dopo che si era dovuto rinunciare ad una parte del carico aerodinamico.
Il risultato delle Sprint
Considerando invece i sei fine settimana Sprint – detto parzialmente di Spielberg – non c’è stato lo stesso da sorridere.
Per Magnussen, il punto più alto delle Sprint Shootout è arrivato in Austria, decimo. Da rimarcare, l’undicesimo posto del Brasile. Nelle restanti quattro prove, il classe 1992 si è classificato quattordicesimo a Baku, diciottesimo in Belgio, diciannovesimo in Qatar e diciassettesimo ad Austin. Nelle gare del sabato, il numero 20 è arrivato undicesimo in Azerbaigian. Dopodiché, quattordicesimo in Austria e in Belgio. Tredicesimo a Losail. Diciottesimo al COTA e sedicesimo a San Paolo.
Anche in questa ‘voce‘, Hülkenberg ha fatto meglio del danese, con due Top 10 nelle Sprint Shootout. Quarto a Zeltweg e settimo in Qatar. Poi, due dodicesimi posti (Azerbaigian e Brasile). E ancora, sedicesimo ad Austin e ultimo (senza tempi) a Spa-Francorchamps. Al di là della Sprint austriaca, però, Hülkenberg non è mai arrivato meglio che quindicesimo (due volte, a Baku e Austin). Da rimarcare anche il ritiro del Qatar, il diciassettesimo posto in Belgio e il diciottesimo in Brasile.
Tirando le somme, risalta come, anche con due turni di libere in meno – e quindi con meno dati disponibili e meno tempo per settare la macchina – la tendenza non sia cambiata rispetto agli altri sedici appuntamenti del calendario.

Occhi puntati sul 2024
L’imperativo, in vista del 2024, è di recuperare terreno e costanza, soprattutto nei confronti degli avversari di centro gruppo. Chiuso eventualmente quel gap, la Haas potrebbe allora puntare a concorrere stabilmente per la zona punti.
Per quanto possa sembrare lontano il biennio 2017/2018 – fin qui il migliore della compagne di Kannapolis in F1 – non è detto che non se ne possano rinverdire i fasti. Ritrovare la stabilità e recuperare competività possono senza dubbio costituire un nuovo inizio. I mezzi, i piloti e il supporto tecnico non mancano di certo.
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Copertina: Mark Thompson/Getty Images/F1 Credits