Wolff ha affermato che la F1 sta cambiando e che ora, con i simulatori, “i giovani non distinguono più tra realtà e mondo virtuale”.
Toto Wolff – TP Mercedes – ha parlato del valore del lavoro che si svolge al simulatore per la F1 e per i piloti stessi. Il 53enne austriaco ritiene che i giovani che stanno entrando nel mondo del motorsport ormai non distinguano più tra mondo reale e mondo virtuale.
Questo non è per forma un male, dato che li aiuta ad essere più preparati su piste che non conoscono, e potrebbe agevolare Max Verstappen data la sua routine. L’olandese, infatti, è noto per essere un appassionato di sim racing e ha preso parte a numerosi eventi insieme ai colleghi del Team Redline, tra cui un recente evento a Daytona.
Sebbene le sue nottate abbiano suscitato l’ira di molti nel paddock della F1 lo scorso anno – ad esempio quando ha gareggiato in una gara virtuale di 24 ore durante il weekend del Gran Premio d’Ungheria – è anche stata considerata una buona pratica per i piloti.

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Le parole di Wolff
Ora che i simulatori sono diventati uno strumento fondamentale nell’arsenale dei team di F1, le corse virtuali vengono sempre più utilizzate come trampolino di lancio per una carriera nel motorsport. Quando viene chiesto a Wolff se si trattasse di una forma di pratica che tutti i piloti, non solo Verstappen, dovrebbero seguire, l’austriaco ha risposto prendendo in esempio il figlio.
Ha dichiarato: “Mio figlio ha sette anni. Ha un simulatore di kart a casa e gareggia contro altri online. Ci sono quattro piste rilevanti in Italia. Non aveva mai guidato su una di queste, ma le conosceva dal simulatore.
Quando abbiamo partecipato a una gara lì, lui è entrato in pista ed era subito il più veloce. Poi mi ha detto: ‘Conosco la pista’. Ho risposto: ‘Sì, ma solo nel simulatore.’ E lui mi ha ripetuto: ‘Te lo dico, ci sono già stato’.”
“Cosa ne concludiamo? I giovani non distinguono più tra realtà e mondo virtuale”, ha spiegato
In definitiva, Wolff ritiene che il lavoro al simulatore, o le corse virtuali, dovrebbero essere inclusi come parte di un programma di allenamento più ampio per i piloti. Ha, tuttavia, ammesso che molti piloti più vecchio stile e più “anziani” nel motorsport, a differenza di Verstappen, potrebbero avere difficoltà ad adattarsi o a vedere i vantaggi dell’incorporarlo nei loro regimi.
“La grafica adesso è molto bella e la mente dei giovani funziona in modo diverso” – ha affermato il TP Mercedes – “Mio figlio a volte guida 20 gare di kart da cinque minuti di fila. È tutto lì, dall’inizio all’incidente. Hanno sperimentato tutto.”
“Normalmente, questo tipo di formazione dovrebbe essere consigliato a tutti i piloti. I più anziani probabilmente lo troveranno un po’ più difficile. E forse non funziona per tutti come per Max [Verstappen]”, ha concluso Wolff.
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Immagine copertina: OA Sport