L’atto terzo della casa di Horacio Pagani, l’Utopia, si presenta con un concetto legato il più possibile alla guida allo stato puro.
La Pagani ha una storia relativamente recente, ma da subito è riuscita a ritagliarsi uno spazio degno di nota tra i marchi storici e molto blasonati. Per capire come vi è riuscita basta vedere le sue creazioni, vere e proprie opere d’arte, ma soprattutto una reincarnazione di quel concetto che vede le auto sportive con targa e fanali.

Quando viene presentata qualche nuova versione c’è sempre molto fermento, mentre quando si parla di un vero e proprio nuovo modello tutto un po’ si ferma. Lo stesso è successo con l’ultima creazione: l’Utopia. Un nome emblematico, che va a scomodare un concetto filosofico che si traduce in guida allo stato puro. In un mondo in cui parole come suv ed elettrificazione la fanno da padrona, abbiamo ancora bisogno di auto, o meglio concetti, come la Utopia.
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I DATI
Analizzando gli aspetti tecnici, quelli che differenziano una super o hypercar da un’auto “tradizionale”, capiamo subito l’importanza del progetto. Motore di origine Mercedes V12 biturbo in grado di sprigionare una potenza massima di 864 cavalli. Nessuna presenza di elettrificazione, 6 litri di cilindrata e 1100 nm di coppia gestiti da un cambio manuale a 7 rapporti per una guida più coinvolgente ed entusiasmante, ricordando però che si può optare per un automatico sequenziale sempre a 7 rapporti sviluppato dall’azienda Xtrac, nota per le sue trasmissioni nel motorsport. La velocità massima dichiarata è di 350 km/h, mentre il contatto ottimale con l’asfalto è garantito dagli pneumatici Pirelli P Zero corsa, con dimensioni di 265/35 R21 all’anteriore e 325/80 R22 al posteriore. I freni, rigorosamente in carboceramica, progettati da Brembo hanno 6 pistoncini per i dischi anteriori e 4 per i dischi posteriori.
IL DESIGN

Niente alettoni o appendici aerodinamiche in vista ma una complessa aerodinamica attiva già vista al debutto sulla Huayra. La vista laterale della vettura rende l’idea delle proporzioni. Anteriore che punta verso il basso per fendere meglio l’aria e posteriore allungato con coda tronca. Gli interni hanno una linea ricercata, che si distingue da tutte le altre auto, con 2 posti e nessuno schermo per i servizi di infotainment. Insomma, una volta che si sale si deve guidare. Ampio l’utilizzo della pelle e nessun dettaglio lasciato al caso, qui la precisione la fa da padrona. Il telaio in monoscocca è poi in grado di coniugare leggerezza e rigidità torsionale, grazie all’ampio uso del carbonio.
IL CONTESTO
Dalla prima Pagani, ovvero la Zonda c12, sono passati ben 23 anni e il mondo dell’auto è cambiato radicalmente. Complici la pandemia e la crisi delle terre rare, il mondo dell’automotive sta vivendo un periodo di incertezza e contrazione e quasi sicuramente ne uscirà fortemente mutato. Proprio per questo, abbiamo ancora bisogno di auto come la Pagani Utopia. Vetture sospese tra tradizione e futuro, con ampio riguardo nei confronti della guida e delle sue dinamiche, prima che tutto ciò si trasformi davvero in utopia.
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