“Raccontate prima le storie degli uomini, poi quelle delle loro auto”. Questo è il suggerimento di Leonardo Frigerio, fondatore, assieme al fratello Vittorio, delle Officine Effeffe, realtà di Verano Brianza con una storia che merita di essere raccontata.
“Chi è al volante torna protagonista” è, infatti, il messaggio che la Effeffe Berlinetta, la prima delle loro creazioni, vuole trasmettere. “Un’auto sincera, semplice nella guida, che possa comunicare al pilota ogni sensazione, permettendogli di imparare ogni volta che si mette al volante”, ci spiega Leonardo.
L’idea della Berlinetta arriva però da lontano, dalle menti dei fratelli Frigerio, sognatori del mondo delle auto sin da piccoli.
“Negli anni settanta, con le prime paghette, compravo Autosprint”, rivela Leonardo. “Io e mio fratello seguivamo il Campionato Europeo Turismo più che la Formula 1. Ci correvano i nostri eroi e così anche noi, un giorno, abbiamo scelto di imitarli”.
Prima al volante di vetture storiche, poi moderne, Leonardo e Vittorio si sono così lanciati nel mondo delle corse. Fu questa l’occasione per incontrare chi, le auto, le costruiva. E non lo faceva solo per andare forte, ma prima di tutto per piacere.
“Abbiamo sempre corso mossi dalla passione. In quel mondo è poi nato l’amore per le Alfa Romeo da Competizione e per l’artigianato italiano”.
Una passione troppo forte per rimanere un’idea, tanto che, conclusa l’esperienza in pista, nei fratelli Frigerio nasce il desiderio di realizzare una Gran Turismo.
“L’idea era quella di costruire una vettura secondo i canoni seguiti negli anni 50. In quegli anni era comune realizzare una macchina anche solo per una corsa fuori porta”.
“Siamo partiti con poco. Una meccanica Alfa Romeo, posizionata per terra e quattro tubi per tenerla assieme”, ci spiega Leonardo.
“Grazie all’aiuto di un artigiano abbiamo poi battuto una prima carrozzeria. Poi ci siamo dedicati a qualche render fatto a computer ma, lasciatemelo dire, i mezzi digitali sono stati un disastro…”
L’azzardo di Villa d’Este: “Berlinetta ben più di una scommessa“
Nonostante la Berlinetta fosse ancora ben lontana dall’essere come è oggi, i fratelli Frigerio decidono di tentare il tutto per tutto, inviando alcune fotografie allo storico Concorso di Eleganza di Villa d’Este.
“Eravamo convinti non ci avrebbero mai considerato, probabilmente nemmeno risposto. Invece ci hanno contattato. Siamo stati accettati!”
All’iniziale entusiasmo è però seguita la preoccupazione per una vettura ancora tutta da realizzare.
“La macchina non c’era! La nostra è stata una vera corsa contro il tempo. Volevamo rendere la vettura presentabile e abbiamo lavorato sino all’ultima notte prima del Concorso”.
“Arrivati a Como, l’abbiamo spinta per gli ultimi metri, l’abbiamo guardata e lì abbiamo capito. Questo progetto poteva essere ben più di una scommessa”.
Con il successo del Concorso di Eleganza di Villa d’Este è così nata la consapevolezza che dal primo esemplare di Berlinetta sarebbe potuta nascere un’officina. E così i fratelli Frigerio fondano Effeffe.
“Abbiamo coinvolto alcuni artigiani, fornendogli le migliori tecnologie progettuali. Una volta messa assieme la meccanica, ci siamo dedicati alle prove della vettura, ancora a telaio nudo”.
La forma, o il vestito, come piace chiamare la carrozzeria della sua Berlinetta a Leonardo, è venuta dopo.
“Abbiamo battuto una forma. L’abbiamo guardata, studiata con attenzione. Ovviamente c’erano degli errori. Ne abbiamo così realizzata un’altra ed un’altra ancora. Al terzo tentativo eravamo soddisfatti. Così è nata la Berlinetta come la vedete oggi”.
La vettura ha così iniziato a girare l’Europa tra le curve dei circuiti su cui Leonardo e Vittorio avevano corso da giovani.
“Quello è stato il coronamento del nostro sogno. Siamo diventati costruttori automobilistici”.
La trilogia dell’automobile nel futuro di Effeffe
Nel futuro di Effeffe, c’è ora l’idea di ricreare la leggendaria trilogia dell’auto italiana: Berlinetta, Barchetta e Gran Turismo.
“Vogliamo arrivare a riproporre queste vetture con la nostra officina. Continueremo a costruire auto come avveniva negli anni 50. Pur utilizzando materiali più moderni la filosofia resta la stessa di allora: chi guida deve essere reso protagonista. Le nostre vogliono essere vetture con cui andare a teatro il sabato sera e in pista la domenica, a seconda di quello che chi sta al volante desideri”.
Leonardo si ferma, si guarda in giro, siam circondati dalle più moderne hypercar. Ma lui è convinto che la sua Berlinetta sia diversa, più vera.
“Se la si porta in pista, difficilmente si riuscirà a vincere il campionato del mondo, ma sicuramente il divertimento e il piacere per la guida saranno al primo posto. Una macchina perfettamente bilanciata, che ti permetterà di ottenere lo stesso tempo dal primo all’ultimo giro”.
Il futuro delle officine Effeffe ben si riflette nel telaio della versione Barchetta, esposto vicino a noi. Nudo, senza un vestito, come il marmo in attesa della mano dello scultore, ma che già in sé racchiude l’essenza di un progetto basato su un forte ideale.
“La passione ci ha portato fin qui e il nostro progetto ci ha resi orgogliosi per una ragione su tutte: con la nostra automobile noi raccontiamo una storia, un modo di essere, un modo di intendere la vita… un modo di guidare.
Per molti la velocità è un numero, da leggere sul contachilometri. Non per noi. Per noi di Effeffe la velocità è la sensazione che si prova. Con la nostra vettura ti sentirai sempre campione del mondo, indipendentemente da quanto tu vada forte”.
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