Dicembre 5, 2024
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F1 | 10 torture nel deserto: perché il GP del Qatar è stato un “Drive to survive”?

Il GP del Qatar passerà alla storia per essere stato uno dei weekend più duri di questo sport: ecco tutti i problemi che si sono presentati a Losail

A Losail è andato in scena uno dei weekend più strani della Formula 1. Sin dal venerdì sono emersi alcuni dei problemi che, in una spirale di causa-effetto, hanno reso il GP del Qatar un caos. L’epilogo? Come suggerisce Lando Norris, molti piloti a fine gara sono svenuti. Abbiamo individuato 10 punti chiave per spiegarvi cosa è successo nel deserto del Qatar.

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Verstappen sfinito a fine gara @ Red Bull

1) Una sola prova libera su un circuito dove si è corso solo 1 volta nella storia

Il primo grande problema del GP del Qatar è la presenza di una sola prova libera. Su un circuito dove i piloti hanno corso solo una volta in precedenza, per giunta due anni fa, una sola prova libera consente di avere poco tempo per familiarizzare con la pista. I piloti, dunque, si sono trovati ad affrontare due qualifiche e due gare su un circuito semi-sconosciuto.

2) I cordoli troppo alti e i rischi per la sicurezza riscontrati da Pirelli

Sabato mattina, dopo aver analizzato la resa degli pneumatici, Pirelli riscontra mini-fratture sulla spalla delle gomme. La causa? I nuovi cordoli a piramide installati sul circuito di Losail. L’altezza rende i cordoli taglienti e, di conseguenza, nel tratto da curva 12 a curva 13, l’alta velocità delle monoposto mette sotto sforzo le gomme che, di fatto, al passaggio sul cordolo, subiscono piccole fratture.

3) Il restringimento del tracciato a weekend in corso

Il sabato di Losail inizia con la comunicazione da parte della Fia del problema riscontrato da Pirelli. Con una Pole Position già assegnata e una qualifica shootout da svolgere dopo poche ore, si ricorre ad una soluzione frettolosa per aggirare il problema.

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Le modifiche di curva 12 @albertfabrega

Da curva 12 a curva 14 il circuito è stato ristretto di 80 cm. Per familiarizzare con le modifiche, la Fia si inventa una prova libera di 10 minuti. Come se in 10 minuti si potesse trovare la soluzione per restringere una traiettoria già molto limitata.

4) I track limits e il valzer di giri cancellati

Già durante le qualifiche del venerdì i commissari di pista hanno cancellato una manciata di tempi a causa dei track limits. Risultato? Alla fine della qualifica il caos regna sovrano con le due McLaren inizialmente celebrate per aver ottenuto ottimi giri e poi declassate in 6a e 10a posizione in griglia. Dal sabato, con la modifiche al tracciato, i track limits sono anche aumentati.


Leggi anche: F1 | Follia in Qatar tra ritiri e vomito nel casco, Norris: “Molti piloti sono svenuti al centro medico”


5) Obbligo di 3 soste durante la gara

Al peggio non c’è mai fine. Domenica mattina, giorno della gara, la Fia annuncia l’obbligo delle tre soste. Ma l’imposizione è più complicata del previsto. Non è questione di rientrare 3 volte al box: la regola della Fia vieta di utilizzare le gomme per più di 18 giri. Quindi le tre soste sono una conseguenza.

Ma anche qui, i piloti non hanno a disposizione 4 set di gomme nuovi. Quindi, per esempio, se il pilota parte con una mescola già utilizzata per 4 giri, entro il 14esimo giro dovrà cambiarla. Le soste, dunque, necessitano di un accurato calcolo matematico.

6) Assenza di comunicazione

Nel totale caos, tutti questi stravolgimenti del programma non vengono comunicati ai piloti. Carlos Sainz, per fare un esempio, ammette alla stampa di aver appreso delle modifiche della Fia dalla stampa stessa. Se ci fermiamo a riflettere su questo dato, possiamo capire la gravità della situazione e la totale disorganizzazione da parte della Fia

7) Il caldo asfissiante

Prima che il weekend del Qatar avesse inizio, guardando le previsione meteo sono state fatte stime sul clima caldo e sulla sabbia che si sarebbe depositata sul circuito a causa del vento forte. Pronostici rispettati: venerdì le monoposto lamentano una totale assenza di grip sul tracciato, mentre sabato, dopo la Sprint, i piloti lamentano l’afa tremenda. A causa del clima esterno, l’abitacolo della monoposto è una fornace. Durante i 57 giri della domenica questo dato assume tinte quasi drammatiche…

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Il tracciato del Qatar nel bel mezzo del deserto @ McLaren

8) La mancanza di gestione delle gomme

L’imposizione dei 4 diversi stint di gomme sembra essere una scelta comoda. Durante la gara si rivela essere un guaio ulteriore. Ogni pilota, sapendo di dover cambiare gli pneumatici, spinge al massimo per 57 giri senza preoccuparsi di gestire la gomma. A tal proposito, Leclerc, a fine gara dice: “Sono stati 57 giri al cardiopalma senza un minimo di gestione. Ho avuto il cuore a mille per tutto il tempo“.

9) Le penalità per i track limits

Altro dato preoccupante sono state tutte le penalità per track limits arrivate durante la gara. Su un circuito già semi-sconosciuto, poi anche ristretto, per i piloti è stato difficile mantenere entro i limiti della pista la propria monoposto. Questo ha scatenato un’ulteriore fonte di stress ai piloti. L’ultimo dei tanti.

10) Piloti o gladiatori dell’antica Roma?

Alla fine della gara, Ocon si apre in un team radio e dice: “Al giro 15 ho vomitato nel casco ma ho deciso di proseguire“. Stroll esce dalla sua monoposto barcollante e si reca in ambulanza. Sargeant si ritira prima del previsto, esortato dal suo ingegnere di pista a ritirarsi, per evitare un malore. Albon esce dalla monoposto aiutato dai suoi meccanici.

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Ocon, sfinito, al termine della gara @ Instagram Esteban Ocon

Russell e Norris, durante gli ultimi giri, alzano le mani dal volante a 300 km/h per lasciar passare dell’aria. Leclerc a fine gara dichiara di aver sfiorato lo svenimento durante la gara. Norris racconta che alcuni piloti sono svenuti al centro medico. Verstappen e Piastri, nel retro podio, si stendono a terra, completamente senza forze.

Sembra un bollettino di guerra, invece è “solo” il termine di una gara. Alla fine, la fortuna è che il GP del Qatar non si è trasformato in dramma. Ma, nel weekend in cui Max Verstappen è diventato campione del mondo di Formula 1, di Formula 1 e di sport non c’è stato davvero nulla. Solo la pretesa di uno spettacolo trasformatosi in un delirio che chiameremo come la nota serie tv, “Drive to survive”. Guidare per sopravvivere.


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