Dopo 4 stagioni, le strade di Red Bull e Checo si sono divise alla fine del 2024. Dietro il declino del messicano, ci sono però dei numeri che preannunciavano l’inevitabile addio di Perez al team di Mylton Keynes
La carriera di Sergio Perez in F1 è giunta al termine alla fine della stagione 2024. Il messicano potrebbe lasciare la F1 definitivamente con un bottino di 281 gare e 6 vittorie. Ma il suo addio era, ormai, preannunciato da diverso tempo, dato il declino affrontato negli ultimi anni.

L’ultimo anno in Red Bull
Lo scarso rendimento di Perez, colpevole di non riuscire con costanza a tenere il passo del compagno di squadra in Red Bull è stato, inevitabilmente, il fattore principale della caduta della Red Bull. Il team austriaco è passato, in un anno, da campione del mondo costruttori a terza forza del campionato, dietro McLaren e Ferrari.
I 152 punti portati da Perez rappresentano, infatti, solo il 34,70% dei 437 di Verstappen, mentre Oscar Piastri (292) ha guadagnato il 78,07% dei 374 di Lando Norris. Carlos Sainz (290) ha ottenuto addirittura l’81,46% dei 356 punti conquistati da Charles Leclerc.

I conti, a questo punto, sono immediati: alla Red Bull sarebbe bastato un Sergio Perez in grado di portare poco più della metà dei punti di Verstappen, per laurearsi campione del mondo costruttori. Il team austriaco ha, infatti, concluso con “solo” 77 punti di ritardo rispetto alla McLaren. Se Perez, quindi, avesse ottenuto questi 77 punti extra per concludere a 229, la Red Bull avrebbe vinto il campionato costruttori e Perez avrebbe, probabilmente, ancora un sedile per il 2025.
I numeri complessivi di Perez in Red Bull
In totale, Perez ha disputato 89 gare per la Red Bull, a partire dal Bahrein 2021, per arrivare ad Abu Dhabi 2024, ultima gara del messicano. I dati riguardanti prestazioni in qualifica e in gara, ci raccontano di un netto solco in base alla quale può essere suddiviso il rendimento in qualifica di Perez con la Red Bull.
Fino al GP di Miami del 2023 incluso (48 GP), il messicano faceva segnare una casella media di partenza pari a 5,1. Sebbene non a livello del compagno di squadra, quindi, Checo garantiva quasi stabilmente una Top 5 al termine delle qualifiche del sabato. Nelle 41 gare successive, la posizione di qualifica media è salita fino a 10,05.
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Diverso, invece, il dato sulle prestazioni in gara dove, comunque, ha continuato a portare risultati tendenzialmente accettabili. Anche qui, però, Miami 2023 segna un momento decisivo per la sua carriera. In quell’occasione, infatti, il divario con il compagno di squadra fu enorme. In più, la Red Bull aveva ‘sacrificato’ Perez in ottica sviluppo della vettura, senza dare ascolto alle sue lamentele. Con tutta questa incertezza e poca fiducia, il declino legato alla forza mentale di Perez appariva già allora inevitabile.
Perez prima dell’approdo a Mylton Keynes
Se, poi, si prendono in considerazione anche gli anni precedenti al suo approdo in Red Bull, saltano all’occhio dettagli ancora più interessanti.

Da precisare che i numeri portati (circa undicesima posizione media in qualifica e ottava in gara) sono inevitabilmente condizionati dalle vetture guidate in quel momento della sua carriera. Guidare una monoposto da centro gruppo, in quel periodo, significava inevitabilmente poter sperare al massimo in un settimo posto.
Nonostante questo, il dato interessante riguarda le posizioni recuperate in gara, rispetto a quella di partenza. Alla Red Bull, in media, le posizioni recuperate sono circa 2,9. Nel periodo precedente al suo approdo alla corte di Christian Horner, il dato recitava 2,5 posizioni recuperate di media la domenica. La differenza è minima (0,4) ed evidenzia la stupefacente la costanza del pilota messicano con vetture così diverse in termini di prestazioni.
Nelle considerazioni da fare, però, va inevitabilmente considerato anche il resto della griglia. Rispetto agli anni passati in Force India (e ai primi anni in Red Bull), essendo l’attuale F1 molto più competitiva, ogni errore viene punito con più facilità. Motivo per cui, la differenza che ci si aspettava tra i due momenti della carriera di Perez, avrebbe dovuto essere molto più ampia. Guadagnare solo 0,4 posizioni a gara, nonostante una Red Bull chiaramente più performante rispetto alla Force India/Racing Points, è allarmante. E lo diventa ancora di più, se si considera i risultati raggiunti da Verstappen dopo una qualunque qualifica sotto tono.
Il fulcro del periodo di Perez alla Red Bull è stato il suo ruolo di gregario: un pilota fondamentalmente da metà griglia, scelto da un top team per essere il punto fermo di una scuderia ai tempi (2020) in difficoltà come la Red Bull. Prima di lui, d’altronde, avevano già fallito in questo ruolo Kvyat, Albon e persino Gasly.
La scommessa di Red Bull su Perez è andata bene per quattro anni, fin quando il suo compagno ha portato a casa la pagnotta per entrambi ma, ora, non basta più.
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