Dopo un inizio strabiliante, Aston Martin e Fernando Alonso perdono sempre più sintonia, man mano che il Mondiale di F1 va avanti.
Non ci sono più dubbi: l’Aston Martin di Fernando Alonso non è più fra i team di punta, in F1. Fra scelte di sviluppo sbagliate, direttive tecniche e una generale perdita di fiducia, la scuderia di Silverstone fatica a reggere il passo del gruppo di testa. Più le gare passano, più sembra difficile ricucire lo strappo, e non è detto che il 2024 possa andare meglio.
Un inizio da favola
Sembra passata un’eternità da quel GP del Bahrain: Fernando Alonso, dopo qualche timida promessa all’indomani dei test invernali, tagliava il traguardo al terzo posto. “Questa macchina è un piacere da guidare“, il suo dolcissimo team radio di fine gara. Applausi, festeggiamenti, Lawrence Stroll che, pieno di sé, vede nel podio la conferma del suo piano quinquennale per vincere il Mondiale.
Qualcuno, già a Marzo, alzava qualche dubbio. In Red Bull erano sicuri: la AMR23 è una copia della RB18, o quantomeno le somiglia molto. D’altronde, l’Aston Martin aveva assunto Dan Fallows, ex-braccio destro di Adrian Newey. Qualche sospetto era d’obbligo, ma le buone prestazioni in pista oscuravano le malelingue.
Persino Lance Stroll, con un polso ancora non al 100% dopo un infortunio, era riuscito a portare la vettura al sesto posto, a ridosso di Mercedes e Ferrari. I presupposti per una grande stagione c’erano tutti. La macchina era ben bilanciata, dolce sulle gomme e capace di andar forte su tracciati diversi, a conferma della bontà del progetto.
Metà stagione fra conferme e primi segni di cedimento
Fernando Alonso continuerà a macinare risultati strabilianti ancora per qualche gara. In Arabia Saudita, lo spagnolo conquista il 100esimo podio in carriera, con un terzo posto poi bissato anche in Australia. A Baku, complici dei problemi al DRS per tutto il weekend, finisce quarto alle spalle di Leclerc.
I podi, però, ricominciano subito: terzo posto a Miami e secondo posto a Montecarlo, forse il vero picco della stagione Aston Martin. Sulle stradine del Principato, Alonso perde la pole position soltanto grazie ad un terzo settore disumano di Verstappen, e si deve così accontentare della piazza d’onore.
In Spagna il primo shock: l’AMR23 mangia le gomme e il team fatica nel trovare un buon bilanciamento. Soltanto settimo Alonso, alle spalle del compagno di squadra Stroll. “Pensavamo di essere competitivi, ma non abbiamo trovato un buon setup. È stata una condizione nuova, per noi, non essere apposto sin dall’inizio del weekend“. Una condizione che, per sua sfortuna, diventerà quasi prassi.
Dopo un altro podio in Canada, infatti, l’Aston Martin non sarà fra le prime tre posizioni in nessuna delle successive gare fino alla pausa estiva. In Belgio, Alonso ottiene il miglior piazzamento dopo Montreal: una quinta posizione, davanti a George Russell. In quell’occasione, Mike Krack, team principal del team di Silverstone, ammette che la squadra ha preso una direzione sbagliata nello sviluppo e che dovranno correggere il tiro.
Dopo Zandvoort, l’abisso
In Olanda, in effetti, l’AMR23 sembra tornare in vita. Nelle difficili condizioni di Zandvoort, Alonso conduce una gara da vero campione, sognando persino un attacco su Verstappen. Dopo la gara, lo spagnolo ci scherzerà su: “Se lo avessi superato, gli Orange non mi avrebbero fatto uscire vivo da qui!“. Sarà l’ultimo lampo del team.
A Monza, l’Aston Martin scompare: Lance Stroll finisce 16°, Fernando Alonso soltanto 9°. “È stata la gara più dura della stagione, non avevamo aderenza” spiegherà lo spagnolo a fine corsa. Non immaginava che a Singapore sarebbe andata persino peggio: Lance Stroll si schianta in qualifica e non prende parte alla gara, Alonso non va oltre il 15° posto.
E arriviamo dunque a Suzuka. In Giappone l’AMR23 è, a tutti gli effetti, la quinta forza in pista. Alonso non va oltre la 10ma posizione in qualifica, soltanto 17° Stroll. In gara, con una strategia a coprire Tsunoda, lo spagnolo si trova in lotta con l’Alpine di Ocon e conclude in ottava posizione, a 17 secondi da George Russell.
La deriva Aston Martin
Il vero indicatore del lento declino dell’Aston Martin è Lance Stroll. Difatti, se Fernando Alonso riesce sempre ad estrarre il 200% del potenziale della macchina che guida, il canadese è una rappresentazione ben più realistica delle prestazioni del team. Con una miglior prestazione ottenuta in Australia (4°), Stroll è attualmente al decimo posto nella Classifica Piloti.
Guardando alle prestazioni in qualifica, Lance Stroll (togliendo il migliore e il peggiore piazzamento), ha avuto una posizione di partenza media pari a 9,67, dal Bahrain al Canada. Nelle successive gare, e quindi dall’Austria al Giappone, questa media è salita fino a 14.
I risultati, in gara, non cambiano molto: dal Bahrain al Canada, Lance Stroll ha avuto una posizione d’arrivo media (nelle gare in cui non si è ritirato) pari a 7. Dall’Austria al Giappone, invece, effettuando il calcolo con le stesse modalità, la posizione d’arrivo media sale a 11.
Aston Martin, quindi, è passata dall’essere in lotta con Ferrari e Mercedes, nella prima metà di stagione, all’essere saldamente alle spalle dei due team, a cui si è poi aggiunta la straripante McLaren.
Le cause del declino
Un crollo così marcato nelle prestazioni della vettura è necessariamente figlio di una moltitudine di fattori. L’Aston Martin del Bahrein era una monoposto facile da bilanciare, subito competitiva. In due semplici parole, era una macchina “nata bene“. Il problema, però, è che la Formula 1 è un mondo in costante evoluzione e bisogna metter mano anche su un progetto già positivo, se si vuole mantenere il proprio status.
Aston Martin ha quindi portato diversi pacchetti d’aggiornamento: fra Spagna e Canada sono arrivate importanti modifiche al fondo, all’ala anteriore e alle pance, con l’obiettivo di generare una maggiore deportanza. Anche a causa del meteo spagnolo e dell’illusione Canadese, il team non ha potuto rendersi immediatamente conto del rovescio della medaglia. Difatti, i nuovi aggiornamenti hanno cambiato la finestra di funzionamento dell’AMR23, rendendo molto più complesso il bilanciamento della macchina.
In Belgio, l’Aston Martin ha, difatti, cominciato a fare dei passi indietro. Su stessa ammissione di Mike Krack, la scuderia aveva portato aggiornamenti rivelatisi deleteri per le prestazioni e a Spa-Francorchamps erano cominciate le modifiche per ritrovare la retta via. Il problema, però, è che gli altri team non sono stati certo a guardare. Se a Silverstone non solo si sono “fermati”, ma sono persino tornati indietro, a Maranello, Woking e Brackley hanno fatto passi da gigante.
Lo zampino della Federazione
Come dicevamo all’inizio del nostro articolo, fin dal Bahrain l’AMR23 ha suscitato grande attenzione per i motivi sbagliati. Se Red Bull ha accusato i vecchi dipendenti di aver copiato il proprio progetto, accuse simili sono arrivate anche da Mercedes. Per quanto tutte queste voci siano andate poco oltre il semplice “gossip“, altre potrebbero avere un fondo di verità.
La Federazione, come consuetudine, ha messo il suo zampino nel corso della stagione con delle direttive tecniche. La più recente, la TD018, pareva persino aver abbattuto il dominio Red Bull. Per quanto riguarda Aston Martin, voci di corridoio affermano che l’AMR23 sia stata corretta nel proprio fondo vettura e nelle ali, che rischiavano di essere “illegali” dopo alcuni chiarimenti tecnici, prima e dopo Silverstone.
Altra nota dolente potrebbe essere stata la modifica agli pneumatici Pirelli, arrivata sempre in Inghilterra. In Aston Martin, comunque, negano più o meno convintamente tutte queste accuse e ipotesi, concentrandosi esclusivamente sugli errori fatti “in casa”, che hanno portato ad un generale rallentamento nello sviluppo della monoposto.
Il futuro della scuderia
Cosa potrebbe accadere dopo Suzuka è assai difficile dirlo. Con la scorsa generazione di monoposto, era molto più semplice prevedere l’andamento dei valori in pista. Da quando è stato reintrodotto l’effetto suolo, le vetture sono diventate estremamente più sensibili anche alle più piccole modifiche aerodinamiche, per non parlare delle condizioni atmosferiche incontrate. Per citare Frédéric Vasseur, i bilanciamenti sono così delicati che tutto può cambiare anche da una gara all’altra.
È certo che Aston Martin ha perso, ormai, il trenino delle scuderie di testa. Ferrari, Mercedes e McLaren sembrano aver trovato la quadra con le proprie vetture e, a meno di passi falsi, recuperare il terreno perduto sarà complesso. Tuttavia, proprio in virtù della sensibilità della nuova generazione di monoposto, una serie di buoni aggiornamenti potrebbe far riavvicinare Alonso e Stroll ai rivali, in vista del 2024.
Il direttore della performance Aston Martin, Tom McCullough, ha confermato che nuovi pacchetti arriveranno anche nelle prossime settimane. Il team, sviluppando la nuova AMR24, trasferirà alcuni degli aggiornamenti già sulla vettura della stagione in corso. Quanto questi aggiornamenti potranno aiutare la scuderia è presto per dirlo, ma certamente potrebbero essere un buon test in vista del 2024. Augurando a Fernando che la sua “33esima” non rimanga soltanto un sogno incompiuto.
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