Alla sua 35esima presenza, Oscar Piastri è diventato il primo pilota del Terzo Millennio a vincere un Gran Premio di Formula 1. Ripercorriamo insieme la traiettoria che lo ha portato ad entrare nel club dei vincitori.
Oscar Piastri è un “predestinato” atipico. Come per tutti i grandi, vincere gli viene naturale, quasi automatico. Al contrario di altri, però, mantiene sempre un’attitudine molto compassata, non polarizza le opinioni, non sbatte i piedi. Nell’ultimo stint del Gran Premio d’Ungheria abbiamo sentito solo le comunicazioni di Lando Norris: Piastri, dietro di lui, è rimasto tranquillo, senza urla né schiamazzi per farsi ridare la posizione.
Altrettanto tranquillo è stato il suo team radio a fine gara, in cui esultava e ringraziava la squadra con tono rilassato. Qualcuno sostiene che sia stata la situazione ordini di squadra a togliere un po’ di entusiasmo e gioia dalla reazione dell’australiano, che invece è stata perfettamente nel suo stile. Dopo la sua prima vittoria in F2, arrivata alla fine di una sfida al cardiopalma con Lundgaard e Zhou, si limitò a dire: “Beh, se non vi piaceva la F2, d’ora in poi vi piacerà…”
L’ascesa di Piastri: i primi successi
Proprio nelle categorie minori è venuta fuori la stella di Piastri, che ha avuto un’ascesa straordinaria in termini di risultati, ma non solo. A catturare l’attenzione degli occhi più esperti sono stati i suoi chiarissimi miglioramenti di anno in anno. Stiamo parlando infatti di un pilota che, fra il 2019 e il 2021, ha vinto tre campionati di fila (Formula Renault Eurocup, F3 ed F2) in modi estremamente diversi, dimostrando di avere tanti punti di forza e di essere capace di lavorare su quelli deboli.

Il 2019 vide una sfida punto su punto con Victor Martins. I due erano nettamente i più veloci in griglia, e Piastri resse egregiamente alla pressione del testa a testa con un pilota che, oltretutto, era suo compagno di Academy in Renault. Il passaggio alla Formula 3, l’anno successivo, creò invece uno scenario radicalmente diverso. Oscar non fu quasi mai il più veloce in pista, onore che più frequentemente si contendevano Théo Pourchaire e Logan Sargeant, e questo fece sì che l’australiano non segnasse neanche una pole position. Vinse anche meno gare dei suoi due rivali, ma la sua incredibile costanza gli permise di vincere il campionato per una manciata di punti. Una stagione buona, quindi, ma non straordinaria. La sua carenza di velocità in qualifica, in particolare, fece sì che fosse Pourchaire ad essere inquadrato come “the next big thing” al posto suo.
La consacrazione in Formula 2, lo stop e il passaggio in McLaren
Oscar rispose però, l’anno successivo, con una stagione monumentale in Formula 2. La costanza rimase, e fu sicuramente un fattore importante in un campionato in cui la FIA sperimentò un format con ben due gare sprint. Ma ciò che salta all’occhio di quella stagione sono le cinque pole position consecutive infilate nelle ultime cinque gare. Piastri fu sportivamente spietato e dominò in lungo e in largo, distaccando nettamente gli altri rookies e i suoi compagni di accademia, i già citati Christian Lundgaard e Zhou Guanyu.
https://twitter.com/OscarPiastri/status/1554527452231262210
Questo non bastò a garantirgli un sedile in Alpine per la stagione 2022, e ciò che avvenne dopo è storia nota. L’annuncio di Alpine per il 2023, il famigerato tweet di smentita dell’australiano, e la disputa legale tra McLaren e i francesi sono entrati di diritto nel folklore della Formula 1 recente. Ciò che conta è che nel 2023, all’età di 22 anni, Oscar Jack Piastri ha cominciato in McLaren un viaggio che, nel giro di un anno e mezzo, lo ha portato a vincere un Gran Premio di Formula 1.
F1: dalle stalle alle stelle in 18 mesi
Un salto rapido ma allo stesso tempo graduale, in cui sia lui che le vetture papaya sono cresciuti fino a consacrarsi. In quel GP del Bahrain 2023 Piastri partiva 18esimo, con Norris poco più avanti; in Ungheria, quest’anno, la prima fila era tutta McLaren. Il team di Woking aveva già migliorato tanto durante la scorsa stagione, permettendo a Piastri di ottenere due podi. Da parte dell’australiano mancavano un po’ di costanza e la capacità di gestire correttamente le gomme e la strategia di gara. Non è un caso, quindi, che in Qatar l’ #81 sia riuscito a vincere la gara sprint. In quei 19 giri, senza fattori esterni in gioco, Piastri ha dimostrato di saper portare a casa prestazioni solide e misurate. La velocità c’è stata sin dal primo giorno, e sul resto, come abbiamo già visto, ci avrebbe lavorato.
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Ora Oscar Piastri è riuscito a vincere il suo primo GP, confermando tutte le sue qualità, i suoi miglioramenti costanti e la sua fame. Al sabato si è portato in prima fila con un gran colpo all’ultimo respiro, dopo un primo tentativo non ottimale. Alla domenica, ha avuto uno start perfetto e ha gestito con maestria i primi due stint, macchiati solo da un piccolo lungo causato dalla scia di un doppiato. Senza lo scambio “artificiale” di posizioni fra lui e Norris, sarebbe stata una straordinaria vittoria lights-to-flag.
Il primo grande obiettivo è raggiunto, ora Oscar punterà ad iscrivere il suo nome nell’Olimpo dei Campioni del Mondo di Formula 1. Ed è probabile che quando, non se, succederà, si limiterà ad un flebile “grazie” a voce bassa al suo team e magari a qualche lacrimuccia. Un pilota veloce, intelligente, mai fuori luogo e armato di calma glaciale: la sua forza sta tutta qui.
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Immagine di copertina: McLaren.com