George Russell ha chiarito le condizioni estreme in cui si trovavano durante il GP del Qatar. Ha risposto alle critiche (anche provenienti da ex piloti) di chi sminuisce la questione confrontandola con le condizioni con cui si correva in passato.
Il GP del Qatar è stato oggetto di molte discussioni visto lo stato in cui hanno corso i piloti: Russell è tornato sull’argomento per sottolineare i disagi che il clima ha provocato in quel weekend.
Russell è partito spiegando che eseguono degli allenamenti appositi per abituarsi a gestire il caldo. “Mi alleno con tre strati diversi di vestiti prima delle gare calde. Inoltre faccio un’enorme quantità di saune per adattarmi al caldo.” Il pilota Mercedes ha infatti precisato che per questo la sua guarigione è stata piuttosto semplice, mentre altri piloti hanno sofferto per tutta la settimana successiva.
“Quando si tratta di caldo, il corpo ha un limite di sopportazione“ ha affermato il pilota numero 63. Ha poi portato l’esempio della Coppa del Mondo del Qatar, in cui hanno aggiunto tre minuti di pausa due volte durante le partite. “Noi invece dobbiamo guidare a tutto gas per 90 minuti, con una deportanza elevate, e temperatura e umidità alle stelle“.
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Rispondendo a chi critica dicendo che nel passato i piloti correvano in condizioni peggiori, Russell ha sottolineato come nelle macchine attuali ci sono molti componenti che, anche se apparentemente utili per la guida, portano calore al pilota. “Le auto da corsa degli anni ’80 e ’90 non avevano tutte le centraline elettroniche attorno all’abitacolo che lo riscaldavano“. Russell prosegue: “Non avevano il sistema di servosterzo che funzionava a 50 o 60 gradi emanando calore”.
Il pilota britannico ha poi precisato che attualmente indossano la biancheria intima ignifuga molto spessa. Questo, però, contribuisce a tenere ancora più al caldo i piloti. “Dall’incidente di Grosjean (GP del Bahrain 2020 in cui la sua vettura ha preso fuoco), le tute ignifughe sono più spesse. E’ come indossare un pile“.
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