Nel giorno del suo 55° compleanno ecco un ricordo di Schumacher, a dieci anni dall’incidente che da anni oramai lo ha portato lontano dalle scene
Nonostante la lontananza dal Motorsport, però, il suo ricordo rimane vivo e nitido assieme a tutto ciò che lui, ci ha insegnato…
Fonte: theWiseMagazine
1973, sulla pista kartodromo di Kerpen sfreccia un piccolo go-kart veloce, dal quale spicca un casco con una simpatica antenna. A guidarlo è Schumacher un bambino di appena 4 anni che per il mondo non è ancora Schumi ma solo Micha, il figlio del guardiano del kartodromo.
Rolf Schumacher lo osserva; suo figlio ha potenziale ma ciò che manca sono i soldi necessari per permettergli di proseguire una carriera decisamente troppo costosa. Troppo costosa soprattutto per la famiglia Schumacher, che arranca e sopravvive grazie al lavoro di papà Rolf e ai sacrifici di mamma Elisabeth che lavora nella tavola calda al lato della pista.
Nonostante le poche possibilità della famiglia il piccolo Michael però dimostra carattere da vendere che lo portano a vincere le prime gare nel campionato di kart anche se su gomme usurate e scartate dagli altri go kart dopo averle utilizzate.
E sarà proprio la tenacia la caratteristica principale di Schumi, tenacia che lo ha portato a dominare nei kart tanto da farlo notare da diversi sponsor e manager capaci di sostenere le spese economiche, capaci poi di introdurlo in Formula 1. Proprio il manager di allora Willi Weber, infatti, spinse Eddie Jordan a sostituire il pilota Gachot in arresto a Londra con Michael, rookie inesperto ma capace di capovolgere ogni aspettativa.
I successi con Ferrari e quel “Keep Fighting” simbolo di una carriera
Non passerà molto tempo dall’esordio prima di vedere di cosa è capace quel ragazzo tedesco. Solo nel 94, infatti, a venticinque anni, dopo una diatriba con Hill vincerà il primo titolo mondiale, seguito dal secondo nel 95. Successi presto notati dalla Ferrari che sceglie di averlo tra le sue fila e che dopo anni difficili torna alla gloria con quello che sarà considerato il team perfetto. Il binomio Todt- Schumacher, infatti, si rivela vincente e dal 2000 al 2004 non c’è spazio per nessun altro. Ferrari domina, ottiene tutto, raccoglie anche le briciole non tralasciando nessun dettaglio, ogni piccolo errore è risolto con attenzione: l’epoca d’oro del Cavallino.
Successi che per il Kaiser sono sempre sembrati quasi troppo pochi, preso com’era da una fame insaziabile di vittorie, da quella voglia di continuare a vincere che lo ha sempre contraddistinto. Forse è proprio questo che ci resta di lui; una tenacia che lo ha portato a rialzarsi anche quando tutto intorno sembrava nero. Come nel 96 quando la Ferrari arrancava, come nel 97 mondiale perso e vinto da Villeneuve, il processo e le accuse per una manovra scorretta. Come nel 99 quando a Siverstone si ruppe una gamba e salutò così le speranze mondiale.
Tenacia che ancora oggi lo porta a combattere, mentre noi qui lo aspettiamo senza sosta, mentre noi qui in fin dei conti dobbiamo ritenerci fortunati che quel 3 gennaio a Hurt quel bambino fece il suo ingresso nel mondo. Auguri Schumi, ti aspettiamo!
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Immagine in evidenza: Ansa
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