Ai microfoni di Paddock News Giulia Toninelli ha detto la sua sul rapporto giornalista-piloti e su quanto l’avvento degli addetti stampa abbia cambiato radicalmente la comunicazione in Formula 1
A detta della giornalista, infatti, la figura del PR per quanto assolutamente necessaria oscura diversi aspetti della personalità dei piloti
Era il 1999 quando Sabine Kehm diventava addetta stampa e manager di Michael Schumacher, da quel giorno in poi il rapporto giornalista-piloti in Formula 1 sarebbe cambiato radicalmente e progressivamente.
L’avvento dei PR ha, infatti, complicato una relazione già di per sè non semplicissima, tutelando però anche maggiormente gli sportivi. Una necessità, dunque, se si pensa che al giorno d’oggi i piloti sono sottoposti ad un rigidissimo controllo e che una dichiarazione fuori posto, una parola detta male possono scatenare l’inferno e rovinare la reputazione.
D’altro canto il controllo, spesso estremamente rigido, oscura un aspetto non trascurabile: il lato umano di piloti che prima di essere campioni sono persone con caratteristiche proprie e lati caratteriali definiti. Ne abbiamo parlato con la giornalista Giulia Toninelli.
“Figura necessaria ma perdiamo il lato umano”
Il rapporto tra giornalisti e piloti è cambiato radicalmente negli anni. Dal 1999, anno in cui Schumacher assunse l’addetta stampa e manager Sabine Kehm, infatti, le comunicazioni tra sportivi e giornalisti sono diventate decisamente più difficili in quanto le informazioni vengono filtrate proprio dai PR e restituiscono spesso un immagine solo parziale del protagonista tanto da generare spesso critiche e malcontento. Cosa ne pensi? Come vivi personalmente il rapporto con i piloti?
“Si sente la differenza. Bisogna premettere che non è possibile non avere addetti stampa e che al giorno d’oggi sia una figura essenziale, in quanto il mondo della comunicazione è cambiato e, ovviamente, bisogna stare attenti a ciò che si dice. Una dichiarazione fuori posto, una parola detta male possono scatenare il caos mediatico e rovinare un pilota o costringerlo a scusarsi sui social e beccarsi le varie critiche. L’ufficio stampa ha proprio questo obiettivo, quindi, gestire il tutto, concordare le domande e permettere allo sportivo di essere più tranquillo. Per i giornalisti ovviamente, però è snervante. Io amo, per esempio, raccontare altri lati, meno conosciuti, dei piloti”
Immagine parziale e poco genuina
“Max Verstappen ad esempio appare come un robot ma in realtà è un ragazzo che scherza, che in conferenza ha sempre la battuta pronta e ci punge ironicamente magari ricordandosi che “Quella domanda era stata già fatta” ecc. I piloti appaiono diversi, dunque, da ciò che sono e a dirlo è stato anche lo stesso Valentino Rossi (“Se io iniziassi adesso la mia carriera in moto GP direi un quarto di quello che ho detto da ragazzo”) questo fa capire come sia diverso questo mondo e quanto sia parziale e poco genuina l’immagine dello sportivo”
Immagine in evidenza credits to: La Repubblica
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